Silvio Linardi/Riccardo Sinigaglia/Ruggero Tajè/Matteo Uggeri – Ottomani

Credo si chiami polisemia, quando una frase o una parola ha più di un significato.
Mi ha sempre divertito giocare con i doppi significati e ne ho spesso fatto uso, a iniziare dal nome dato alla no-zine che state leggendo (sands in lingua inglese vuol dire sabbie ma è pure un acronimo di sound and silence).
Così è Ottomani, un lavoro realizzato a 8 mani, cioè a quattro teste. Tante e tali sono quelle coinvolte dall’etichetta ADN per la realizzazione di questo disco, tutte appartenenti a musicisti che in precedenza hanno pubblicato per l’etichetta ma che in linea di massima collaborano l’uno con l’altro per la prima volta: Silvio Linardi, Riccardo Sinigaglia, Ruggero Tajè e Matteo Uggeri.
Procedimento: ognuno dei quattro musicisti ha assemblato una base sonora, per una durata di circa 10 minuti, che ha poi passato agli altri tre per una loro elaborazione. Il risultato è poi tornato alla base per il mix finale.
Scommessa quanto mai azzardata, quella della ADN, e l’ottimo risultato finale ha comunque dato ragione ai visionari discografici.
Cosa c’entra la polisemia in tutto questo?
Il termine Ottomani, stando ai vocabolari, si riferisce alla dinastia turca e allo Stato islamico multietnico, esistito tra il 1300 e il 1922, da essa governato.
La ADN prende spunto da ciò e, nel confezionare il disco, si è immersa totalmente nella parte (in qualche modo l’operazione mi ha ricordato gli XTC quando, in occasione di “The Big Express”, racchiusero l’ellepì in una busta che riproduceva una ruota di locomotiva, con i musicisti vestiti da macchinisti con tanto di facce annerite dal carbone).
L’immersione nel physique du rôle è totale, a partire dai quattro figuri raffigurati nel fronte della busta che paiono tratti da illustrazioni d’epoca relative all’impero ottomano (peccato non venga riportato da dove sono riprese tali figure oppure se sono state disegnate ex-novo, se tale informazione fosse annotata mi è sfuggita e già me ne scuso). I titoli stessi dei brani hanno attinenza nel vocabolario arabo e, sempre se non sbaglio, dovrebbero rappresentare la sequenza numerica da uno a quattro. Le musiche stesse, vista la loro sinuosa connotazione arabesca, potrebbero essere una perfetta colonna sonora ai racconti di “Le mille e una notte”.
Ottomani” è un disco particolare e originale con una sua stupefacente uniformità, come se fosse stato partorito da una mente unica. Tale sensazione deriva dalla conclamata circostanza che tutti e quattro i musicisti hanno dato il loro contributo ai singoli brani, lasciando logicamente una loro impronta. Aggiungerei anche che gli strumentisti coinvolti per le rifiniture sono più o meno sempre gli stessi: Lupo e Krostopovic in particolare. Tale uniformità non nasconde mai, comunque, l’ammaliante ricchezza sonora data dall’intreccio fra suoni materici e suoni strumentali.
Grazie all’ADN, e ai musicisti coinvolti in questo estemporaneo progetto, per l’eccellente mix di jazz e psichedelia servitoci in una delle migliori kebabberie.
Marco Veronesi approverebbe.

Mario Biserni (Sands-zine)

 

An interesting record released on ADN finds four veterans of Italian music form an unconventional quartet; each member produced a solo backing track which each of the others added to before the original artist produced a final mix. Four tracks in all, varied and yet coherent, with perhaps a surprising number of instruments.

A Closer Listen (Vital Weekly #54) 6/03/2024

 

Ottomani to projekt stworzony przez ADN i czterech zaprzyjaźnionych muzyków. Riccardo Sinigaglia, który zadebiutował albumem “Riflessi” w ADN. Ruggero Tajè, który wydał swoją pierwszą solową płytę “Antologica 1976-1999” w ADN. Silvio LinardiMatteo Uggeri, którzy również wydali wiele płyt w ADN. Koncepcja polegała na tym, że wszyscy czterej muzycy musieli stworzyć podstawowy utwór, który musiał następnie zostać wzbogacony o trzy różne fragmenty przez pozostałych trzech muzyków. Ostatecznie obrobiony utwór został odesłany do twórcy, który był odpowiedzialny za ostateczny miks. Projekt rozpoczął się przed Covid. Ostateczny rezultat składa się z czterech “elektronicznych” utworów z dużą różnorodnością instrumentów: gitarą, fortepianem, saksofonem, altówką, skrzypcami, fletem i perkusją. Każdy muzyk pozostawił swoje charakterystyczne ślady, ale praca ma globalną jednolitość. Muzyka płynie łagodnie przez całą płytę, przeplatając etniczny, bliskowschodni feeling, tajemnicze gitary, perkusyjne motywy, jazzujące błyskawice, oryginalne sample. Czterech genialnych muzyków z różnych pokoleń, łączących różnorodne dźwięki i klimaty. Ottomani (osiem rąk) to spotkanie czterech mózgów zaangażowanych we włoską scenę muzyki elektronicznej. Każdy muzyk skomponował około 10-minutowy utwór, który przeszedł przez ręce pozostałych trzech muzyków zaangażowanych w projekt. Rezultat został następnie zremiksowany przez oryginalnego kompozytora (2020-2022).

Artur Mieczkowski (Anxious Musick Magazine) 12/02/2024

 

Auf Ottomani (AD9 014, LP) arabesk verknüpft sind ‘Ahad’ von Riccardo Sinigaglia, ‘Iṯ­nān’ von →Matteo Uggeri, ‘Talāṯa’ von Silvio Linardi und ‘Arbaʿa’ von Ruggero Tajè. Mit dem Clou, dass jede Komposition durch Processing, Field Recordings, Loops etc. der jeweils drei andern Partner in drei Schichten ausgeformt wird, bis es im final mix des Komponisten seine letzte Gestalt bekam. Bei 1=’Ahad’ spielen E-Gitarre und Saxophon gefühlvoll die Hauptrollen, von Vögeln bezwitschert, von Wasser umrauscht, von Tablas Richtung Indien geklopft. 2=’Iṯnān’ vertieft das träumerisch mit Sitar (?) zu Piano, Drums, summender Viola, zuletzt auch Saxophon. Bei 3=’Talāṯa’ trillert eine vogelige Flöte und ‘singt’ eine Oud (?) zu geharftem Innenklavier, Tamtam und brummendem Bordun. Und bei 4=’Arba’a’ sind Ritualbeats verziert mit Synthwellen und Elektrorhythmik. Italo-Hippies in Kathmandu? Oder daheim so nudelträge, dass Marinetti aus dem Grab flucht?

Rigobert Dittmann (Bad Alchemy)

 

 

 

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