F.A.R. – Da Consumarsi Con Grazia
” Savona è una città che geograficamente non concede spazio. Davanti il mare con la sua estensione meditativa, alle spalle i monti, arrogantemente tuffati nell’acqua. Quasi alla fine del 1985, ADN produce ed immette sul mercato il primo LP dei Savonesi F.A.R. che giungono a questa prova dopo ben tre cassette autoprodotte e una quantità rilevante di partecipazioni a compilazioni italiane ed estere. L’etichetta musica industriale calza molto stretta a questo gruppo che con creatività ed esperienza è stato capace di donarci un prodotto piuttosto gustoso, pieno di intrecci sonori. La vita nella città è apparentemente tranquilla, ma dietro ogni angolo può trovarsi l’insidia, il pericolo, il caos. Ogni uomo, anche il più sicuro, deve teorizzare la possibilità che accada qualcosa. Bisogna vivere all’erta. Così la musica, a tratti classica, vellutata, riflessiva e a tratti brutale, caparbia, insonne. Alla vita si unisce la preghiera, il canto supremo, la celebrazione di qualcosa che non si vede, ma che si continua a cercare. Il misticismo entra lascia il segno ed esce. Già con le loro tre precedenti realizzazioni su cassetta i F.A.R. si erano messi in luce per le loro capacità miscelatorie fra nastri e strumenti, ma con quest’ultimo lavoro, forse per esperienza, forse per ispirazione, il risultato è ben più esaltante dei precedenti. La presentazione della musica avviene in modo esemplare, invitante. Una delicata copertina, ingenuamente infantile, un vinile bianco trasparente con l’etichetta rosa, a sottolineare che anche i particolari hanno la loro importanza. La sorpresa ci arriva anche dal titolo, ironico ma premonitore. Il lavoro viene introdotto dalla prima parte di Lucciole preservate (altri tre brani con lo stesso titolo all’interno del lavoro) che si unisce a Flessioni. Non c’è un distacco vero e proprio tra le varie canzoni, ma semplicemente un passaggio tra melodie. I tredici titoli contenuti formano un’unica composizione che viene tagliata solo da variazioni che perfettamente si amalgamano le une alle altre. Un continuo alternarsi di momenti delicati, soffusi a momenti più metallici, rumoristici. Un continuo scambio di suoni che non ostacolano minimamente l’ascolto prolungato del lavoro, anzi, è proprio in questa atmosfera oscillante che si delinea la vera bellezza compositiva dei F.A.R.. Si passa da Ninna neta, quasi una delicata canzoncina per prendere sonno, a Lucciole preservate II per arrivare alla delicatissima ed ambientale Charm, la composizione che preferisco. Costruita su una raffinata composizione di tastiere (Eno insegna) trova la sua forza nel rumorismo che le viene sovrapposto. Non rumorismo gratuito, ma meditato e melodico. Veramente la punta più alta dell’intero lavoro. Purtroppo rovinata dalla prima composizione della seconda facciata, tale XXPX, registrata dal vivo, dove ci viene mostrato tutto il lato negativo (le doppie facce, le doppie possibilità) della musica sperimentale/industriale. Un brano esasperatamente ossessivo, paranoico, caotico. Una voce rantolante che sovrasta e s’inchina ad un ronzio di sottofondo, un bombardamento di incroci caotici…. se tale operazione può essere compresa in una esibizione live, non la si riesce a digerire su disco. Il sibilo di conclusione del live ci addentra nel brano che dà il titolo all’album. Un altro pezzo molto bello, dal sapore leggermente minimale, con uno strumento a fiato, che, pur non prevalendo sugli altri, attira l’attenzione su di sé. L’impressione è quella di tante stelle che stanno per cadere e sotto di esse qualcun’altro che le aspetta. Con Gesti rapidi ritorniamo alla dimensione più consona al rumorismo. Una lama rotante e i campanelli che imperterriti adempiono al loro compito. La guerra è vicina, bisogna prepararsi. Organizzarsi per il presente e il futuro. Nessuna paura, la melodia, quella conosciuta da tutti, riporta l’orecchio sulla strada per prepararlo al discorso. E così, con un intervento di bande, una festa improvvisata ci troviamo seduti ad ascoltare la composizione intitolata Piano forte, in cui questo strumento, con fare energico, orchestrale, ci conduce fino alla conclusiva partita al ping-pong….”
(A. Fiori Carones – Urlo marzo/aprile 86)
“E’ un lavoro d’avanguardia nel quale sintetizzatori, percussioni, tastiere, fiati, voci e nastri manipolati confluiscono nella creazione di composizioni ricche di atmosfere tese e graffianti”
(F.Guglielmi – Mucchio Selvaggio 2/86)
“Una lunga suite dall’inizio alla fine, rumori, radio, nenie folcloristiche, cori da melodramma, tradizione ed invenzione debitamente miscelate per giungere ad un risultato di grande freschezza”
(F.Paladino – L’Ultimo Buscadero 2/86)
“E’ anzi proprio il contrasto stridente e armonico tra urla e grezze sonorità elettroniche da una parte, giochi di carillons e liriche presenze infantili dall’altra, a determinare un filo conduttore su cui si innestano altri eterogenei stimoli sonori”
(V.Baroni – Rockerilla 2/86)