La1919 – False Memory Syndrome
I milanesi La1919, purtroppo poco noti, persino nel ristretto mondo progressivo, hanno ormai una carriera ultratrentennale alle spalle, fatta di parche uscite discografiche e di altrettanto sporadica attività live. Nati nel 1980 si possono definire figli del loro tempo in tutto e per tutto e la loro proposta musicale, estremamente personale e difficilmente inquadrabile o paragonabile ad altre realtà, è composta da tutto quello che era la musica d’avanguardia e sperimentale dei primi anni di attività, quindi matrice RIO, essenzialmente, ma tra le intricate tessiture sonore non è raro trovare riferimenti alla new wave post punk, ai King Crimson della seconda era, al Canterbury di fine anni ’70, soprattutto National Health e senza dimenticare certi indirizzi chitarristici alla Frank Zappa.
Il duo fondatore Piero Chianura (basso, synth e samples elettronici) e Luciano Margorani (chitarre e devices) per questa occasione fa accomodare al seggiolino della batteria Federico Zenoni, seggiolino che in passato è stato anche di personaggi non da poco quali Chris Cutler degli Henry Cow e Charles Hayward dei Quiet Sun. E parlando di Henry Cow non si può non notare l’idea della copertina che, con riferimento non troppo velato ai primi tre dischi della band inglese, quelli con la “calzetta” in copertina, riprende lo stile del disegno del secondo disco “Ars Sra” del 1987 e lo mette in campo rosso anziché nero. Dettagli sempre molto intriganti.
Il disco, per ora uscito in 500 copie in vinile e in alcuni supporti digitali promo, si dipana in due lavori separati entrambi di cinque brani, una “Side A” e, con riferimento al titolo del disco, una “Side False”. La “Side A” si avvia con “Fuzzy Trace Theory” e, con un cupo 7/4, scandito da un drumming rotolante sul quale chitarra e basso va a ripetere un secco riff in stile crimsoniano. Un avvio che mette immediatamente in buona luce un lavoro che sa proseguire tra chiaroscuri spesso sorprendenti, come in “Uncle Dog” all’interno della quale viene anche citato un fraseggio di chitarra tratto da “Sqarer for Maud” dal secondo album dei National Health o nella chiusura della prima parte con la notevolissima “Progetti di grandi città con terrazze”, già presente nel secondo già citato album della band “Ars Sra” e che qui ritroviamo più dilatata e se possibile più claustrofobica nelle parti cupe e più ariosa in quelle liberatorie, molto effettata e dai tratti persino space, psichedelici. Nella “Side False” ritroviamo tutti brani già presenti in precedenti lavori, soprattutto dal solito “Ars Sra”. Li ritroviamo spesso con durate più ampie, con arrangiamenti più elaborati, specie sul lato elettronico e talvolta con maggiore aggressività e incisività, aumentando il senso di spaesamento e quasi da incubo, un po’ più in direzione di certi Univers Zero. È l’esempio di “Hawaii” giocata tra riff più rassicuranti e altri decisamente angoscianti. E di temi angoscianti ne sono ricche tanto “Il sogno di FF”, presa addirittura dalla sua prima versione dell’audiocassetta del 1985, riempita di tranelli sonori e drappi scuri di pura inquietudine onirica. Non tragga in inganno neppure la dedica a “Carla” nel brano conclusivo del disco e ripresa da “Giorni Felici”, disco del 1997, perché la partenza slow e quasi melodica, finisce in un lacerato solo di chitarra che ci porta dritti in gelide e desolate terre nordiche.
Un disco di grande spessore, che mette in evidenza professionalità, voglia di sorprendere e di mettersi in gioco, anche dopo una carriera così lunga.
Roberto Vanali (Arlequins)
Quindi dopo trenta anni di musica, il carattere del gruppo è ben definito e aggiungerei anche di forte personalità. Ascoltare la musica dei La 1919 necessita di sgombero mentale da pregiudizi alcuni. Ricerca sì, ma non estrema o perlomeno non forzata, le armonie si reggono ampiamente in piedi, pur essendo strutturate con divagazioni di tema. Il disco è suddiviso in due capitoli, il primo con cinque tracce dal titolo “Side A” ed il secondo “Side False” a sua volta da altre cinque.
L’introduzione di “Fuzzy Trace Theory” è tuttavia rassicurante, con un fascino tipicamente anni ’70, per poi giungere a “Marion Crane”, una combinazione di suoni che personalmente mi ritraggono una scena tipicamente nordica del Prog attuale, quello che ha come punto di riferimento i King Crimson. Le chitarre elettriche richiamano spesso e non a caso le modalità di Fripp. Più articolata è “Uncle Dog”, per meglio dire si racchiude nell’ambito Prog nel senso più sperimentale e coraggioso del termine. Niente Genesis o Gentle Giant per intenderci, piuttosto voglia di andare e lasciarsi andare. La ritmica ricopre un ruolo importante, molto presente, come in “Falsi Incidenti”. Resto colpito dalla Psichedelia di “Progetti Di Grandi Città Con Terrazze”, fortemente labirintica, pregna di suoni e spettrali soluzioni. Ne amo le chitarre acide.
Le dissonanze sonore di “FMS #1: Hawaii” intraprendono il cammino di “Side False”, qui le tastiere ricoprono un ruolo più importante e comunque tutto sembra fluttuare, come cercare di restare in piedi su di un grande materasso ad acqua, dove si fatica a restare in equilibrio. Sensazioni dettate dalla musica a tratti inquieta e solo apparentemente amica di certe rassicuranti melodie, esse celano insidie mentali, esempio ne è anche “FMS #2: Il Sogno Di FF”.
Ma non è importante dare ragione al cervello, ossia a quello razionale, bensì a quello che si prova, perché in fin dei conti la musica, scatenando in noi dopamina, non fa altro che ingannare il cervello stesso con piaceri chimici, droghe illusorie e quindi immagini per un orecchio, come dicevano i grandi Arti & Mestieri. Io invece vedo la musica come un vestito per un orecchio e se avete voglia di colorarlo in maniera stramba ed irriverente, oggi non dovete fare altro che fargli indossare “False Memory Syndrome”, ma questo è un consiglio che faccio soltanto ai più open mind di voi, perché altri già mi avranno preso probabilmente per un folle. Pazienza.
La 1919 — False Memory Syndrome
(Artisti Del 900 AD9 001, 2014, LP)
La 1919 from Milan has been around since the mid-80s, originally the duo of Piero Chianura (bass and synths) and Luciano Margorani (electric guitar and synths). In the mid-90s they began collaborating with drummers Chris Cutler and Charles Hayward, and other guests on voice, saxes, and clarinet. With the addition of drummer Federico Zenoni on False Memory Syndrome, they have officially become a trio. Shedding much of their post-punk and electronica baggage along the way, today their sound is in firm soundtrack territory with a seemingly strong Frippian / Crimsoid influence with evident jazz undercurrents and a healthy dose of avant garde experimentalism. The ten mostly instrumental tracks presented here are nothing if not adventurous, meandering through labyrinthine passages as they discover unusual sounds and mysterious textures. Compositions like “Il Sogno di FF” and “Progetti di Grandi Citta con Terrazze” undertake some daring moves, but they also present some warm and compelling melodies amid the fabric of their arrangements, with superb playing at every turn. Much like KC in the mid-70s, or Bill Nelson to this day, La 1919 on False Memory Syndrome have a pioneering sound that knows few boundaries and pushes all the limits with abandon.
Peter Thelen (Exposè) 24/04/2014
Trio originaire d’Italie, qui sévit depuis les années 80, LA 1919 s’est inspiré du mouvement futuriste pour illustrer la pochette tout en formes géométriques de son album au titre faisant référence à la condition d’une personne où elle serait attachée à des souvenirs qui seraient le fruit de son imagination. Sur le plan musical, c’est tout aussi iconoclaste car des rhytmiques étourdissantes côtoient des guitares tour à tour menaçantes et dubitatives. Sur cette musique rhytmée souffle un vent de liberté que rien ne semble arrêter et qui porte en lui le psychédélisme du tournant des années 70 (les guitares fuzz, les claviers hantés de Progetti Di Grandi Citta’ Con Terrazze) et l’expérimentation des groups post-punk/post-funk du tournant des années 80 cette fois-ci (les guitares angulaires, les rhytmiques tribales de Falsi Incidenti, ou dansantes du volet d’ouverture de la suite FMS). Malgrè un côtè jam band marquè par des schémas rhytmiques peu conventionnels, les guitares esquissent de vraies ligne de mélodie et la créativité du batteur est loin de verser dans l’improvisation. Par ailleurs, des idées percussives géniales comme ces “coup de fouet” électroniques qui sonnent comme des échos aux frappes minutieuses du batteur sur Uncle Dog, ou encore ces effets de “tonnerre” sur Progetti Di Grandi Citta’ Con Terrazze, émaillent la toile sonore. Même si l’ensemble est assez cohérent, les ambiances peuvent varier. En effet, majoritairement inquiétant, comme sur Fuzzy Trace Theory avec sa guitare obsédant type Peter Gunn et ses cordes éplorées, elles voient poindre quelques notes d’humour comme sur les deux premiere mouvements de la suite FMS, voire de sérénité comme sur le mouvement concluant cette même suite ou encore sur l’aquatique Marion Crane. Dans cet étalage d’ambiances tour à tour clairse et obscures, on ne peut dìailleurs s’empêcher de penser a King Crimson, dont la période Wetton d’une part – par le blais de guitares menaçantes, et Belew d’autre part avec des guitares se remettant en question, semblent être à l’honneur sur le premier mouvement de la suite FMS. Nonobstant cette changements atmosphériques, la qualité est préservée et cette musique réflective nous transporte réellement. Sombre et rhytmée à la fois, False Memory Syndrome est une oeuvre qui rappelle les expériences rhytmiques des Lonely Bears (Bozzio, Hymas, Coe, Burns) tout en étant empreinte de cette versatilité qui caractérise la musique de King Crimson.
18/20
Lucas Biela (Highlands Magazine)
In 1980 the Italian musicians Piero Chianura (bass guitar, samples, synthesizers) and Luciano Margorani (electric guitar, devices) founded LA 1919 in Milan, Italy. False Memory Syndrome is their sixth album on which guest drummer Federico Zenoni can be heard on all tracks. Una Giornata Particolare – Ore 18 contains the screams of Enrico Salvi. It’s not easy to describe the musical style of LA 1919; it’s undoubtedly progressive, but without the rock references, nor is it freestyle jazz, background, freaky or laidback music. It can be described best as instrumental fusion of different styles, based upon instant compositions, and instrumental well-composed experimental jazzy songs.
After listening to False Memory Syndrome – FMS describes a condition in which a person’s identity and relationships are affected by memoires which are factually incorrect but strongly believed – I have to admit that all tracks have their own individual qualities; they are composed ingeniously. In some cases the electric guitar is the most important instrument, for example in Progetto Di Grandi Citta’ Con Terrazze, but none of the tracks are composed rashly. This trio plays well together in several songs like Uncle Dog and FMS no.1 Hawaii 5.0. If you want to listen to forty minutes of avant-garde music with guitar play in the vein of Robert Fripp (frippertronics), keyboard effects, electronics with tape looping and effective electronic jazzy drumming then this album is a good choice.
Cor Smeets (Background Magazine)
Il progetto avant-prog di Margorani e Chianura, con il supporto della batteria di Federico Zenoni, torna come sempre quando meno te l’aspetti per ribadire il suo ruolo cardine, pur se da posizione strategicamente defilata. False Memory Syndrome segna anche la riemersione della gloriosa ADN (per l’occasione “declinata” come Artisti del 900) a rendere ancor più immancabile l’appuntamento con questo affascinante manufatto: il programma suddiviso tra la Side A e la Side False verte su atmosfere psichedeliche, post-prog e in opposition, cita i National Health e insinua la presenza di Lucifer Sam, schizza plastici di architetture ambient con Fabio Martini e innesca falsi ricordi di telefilm americani. Unici.
Enrico Ramunni (Rockerilla) 14/11/2014
È uscito il primo giorno d’aprile il nuovo album dei milanesi La1919: False Memory Syndrome. Il duo storico, formato da Luciano Margorani (chitarra elettrica, devices) e Piero Chianura (basso, synth, samples), si è “allargato” con l’arrivo di Federico Zenoni alla batteria.
L’anima del nuovo lavoro è quella che da sempre contraddistingue il progetto La1919: la composizione istantanea, l’improvvisazione, la sperimentazione. È su queste corde che False Memory Syndrome si sviluppa lungo il suo articolato percorso ricco di soluzioni brillanti e asperità sonore, con momenti cupi e avvolgenti e altri folli e inquieti. È un viaggio nella mente, costellato dall’alternarsi e lo scontrarsi di sogni ed incubi, visioni malinconiche e deliri vorticosi.
Anche l’immagine di copertina realizzata da Chianura, una sorta di omaggio ad Escher, è un ulteriore tassello che descrive la dimensione labirintica della musica dei La1919.
Fuzzy trace theory. L’avvio di False Memory Syndrome è spiazzante. I complessi e cupi intrecci di basso e chitarra ci proiettano direttamente in un poliziottesco anni ‘70, accostandosi alle musiche degli Osanna, o dei più recenti Calibro 35. Ci troviamo a bordo di una volante della polizia all’inseguimento dei malviventi. Anche gli stacchi che troviamo all’interno del brano, il primo onirico/lisergico, il secondo ricco di pathos, s’incastrano ottimamente nel tessuto “cinematografico”.
Gli arpeggi iniziali di Margorani e il leggero tocco di Chianura al basso in Marion Crane emanano un’aurea magnetica e malinconica tipica di alcune produzioni dei Radiohead. Anche il lento incedere di Zenoni accentua la sensazione. A seguire una girandola di immagini e ambientazioni: dalle aperture solari e spensierate, vicine a certe soluzioni di Moltheni/Umberto Maria Giardini, alle sonorità scure e “distorte” che portano la mente nuovamente in territori tipici del decennio “d’oro” del prog. Gran brano.
Le prime battute di Uncle dog sono caratterizzate da un’anima oscura in cui richiami della foresta s’intersecano ai suoni diluiti di chitarra e basso (Margorani riprende un frammento di “Squarer for Maud” dei National Health) e all’andamento slow e “minimal-tribale” di Zenoni. Poi la svolta, con i tre musicisti che iniziano un percorso più armonico, dinamico e comunitario, arricchito da “impennate sonore” che conducono alla virata “schizoide” che si ha nella seconda metà del brano, dove una serie di fiati “sfiatati” ci svela l’anima R.I.O. della band.
Falsi incidenti è un contenitore in cui, tra i due segmenti posti ad inizio e fine brano, caratterizzati da vivacità ritmica, rapide tessiture tra i due strumenti a corda e supplementi sintetici, sono racchiusi momenti molto dolci dove Margorani la fa da padrone. Uno spesso velo di dolcezza permea l’atmosfera anche quando le ritmiche tornano in scena e infittiscono il flusso sonoro.
Progetti di grandi città con terrazze. Brano magnetico. Dai primi secondi che vagano tra lo space e lo “spirituale” ai passaggi di chitarre “ronzanti”, attraverso assoli acidi, situazioni cupe, soluzioni di basso e arpeggi di chitarra sempre precisi con una batteria “costantemente sul pezzo”: tutto è costruito ed inserito alla perfezione e trascina nel vortice ipnotico.
Il Side False del vinile si apre con FMS#1 Hawaii 5.0. La partenza “lineare” del brano è fuorviante. Ben presto il trio s’incammina su sentieri arditi, svoltando repentinamente molto spesso (da sottolineare che, non di rado, ognuno intraprende la propria strada “abbandonando” i compagni). Grandi prove per Margorani alla chitarra e Chianura a basso e synth, non da meno le “stravaganze” di Zenoni. È un inno alla sperimentazione e alla libertà esecutiva.
Con FMS#2 Il sogno di FF continua il viaggio verso l’ignoto, nella prima parte caratterizzato da una fisionomia onirica (poi ripreso nel finale), con il lento cullare dei suoni (anche se i ghigni beffardi e i “rumori sinistri” non promettono nulla di buono), poi da una rapida sterzata verso sonorità più canzonatorie (alla The Residents dell’album d’esordio). A seguire non pochi sono i cambi d’umore con i dinamici Margorani e Chianura protagonisti.
Sempre più verso il delirio con l’avvio di FMS#3 Una giornata particolare – ore 18. Le urla strazianti dell’ospite Enrico Salvi emergono dall’inquietudine sonora sottostante. A seguire un cambio repentino, chitarra e basso diventano più carichi ed inquieti (un po’ The Cure, un po’ Diaframma). Fatto salvo alcune variazioni, sarà così sino alla fine.
Il percorso tortuoso che contraddistingue il Side False continua con FMS#4 Una giornata particolare – ore 12. Dopo le prime divagazioni, dal sample vocale al continuo pulsare di basso, dalla chitarra “vibrante” ai giochi ritmici di batteria, è il frippiano Margorani a prendere in mano la situazione, mentre i due compagni costruiscono un’interessante e corposa “base d’appoggio”.
FMS#5 Carla. La dedica ad una figura femminile “scioglie il cuore” dei La1919. Il brano che chiude l’album si apre come una romantica ballata, con l’arpeggio morbido di Margorani e il lento incedere di Chianura e Zenoni. Qualcosa però accade a metà brano: l’armonia e la dolcezza lasciano il passo alla “tristezza”, l’atmosfera diventa più carica e si assiste al “pianto disperato” della chitarra.
Un lavoro ardito ma riuscito, da apprezzare ancor di più per la scelta controcorrente di pubblicare l’album in vinile a tiratura limitata (500 copie numerate).