Scosse Elettriche – Scosse Elettriche
The name of a sound project rarely suggests its precise identity. But in this case, for the new experimental creature by Riccardo Sinigaglia and Davide Zolli, the analogy is very clear and evocative. Therefore, “Scosse Elettriche” is a set of catalysts that release and condense the multi-colored nature of fantastic energies. The association exploits not only the encounter between two different generations of musicians, but above all favours the osmosis between stylistic areas of different backgrounds. With his psychedelic devotion, the former “Squadra Omega” drummer brings a solid free-form lysergic drumming, made of eccentric and crazy syncopations, but with a terse and precise gait; with his expert touch, Sinigaglia (Futuro Antico, Correnti Magnetiche) embellishes for the vibrant jazz phrasing and his exceptional control on roaring synths and moogs of progressive quality. The duo gives us a further kosmische interpretation of the fine border between rock and avant-garde, merging electronic and impressions of piano free-jazz, minimalist echoes and pure krautrock. It’s almost like it developing and inheriting the most cosmic way of the Canterbury sound (Gong), marrying it with influences of the freak spirit of Ash Ra Temple, Silver Apples or Sensation’s Fix, a certain irreverence of Faust and the infinite meditation of Terry Riley. Zolli and Sinigaglia play an advanced and swirling space-rock, which thrives of ascending and descending tensions, of the laminated and velvety sound masses of Farfisa, but ready to unleash and explode in spasmodic spaciousness inhabited by creeping poisonous percussions and mysterious flute voices. “Scosse Elettriche” preserves the exploratory and psychological power of certain sounds dear to the 1970s, but their relentless and hypnotic sound enjoys a deep relevance that still excites our most secret liquid dreams.
by Andrea Maria Simoniello
Due avventurieri psichedelici di generazioni diverse, e un’unione che dà subito ottimi frutti. I sintetizzatori, il piano e il flauto di Riccardo Sinigaglia (Futuro Antico, Correnti Magnetiche, Doubling Riders) e la batteria di Davide Zolli (Squadra Omega), protagonisti di tre lunghe tracce improvvisate in cui si amalgamano le esperienze e le peculiarità di entrambi. I fraseggi solenni fra prog, kraut e ambient del primo, la pulsazione tanto disciplinata quanto creativa del secondo, elementi su cui si sviluppa il suono cosmico trascinante dell’album. Uno apre il disco con circospezione, ingrossandosi strada facendo fra tasti elettrici e toni cupi, senza mai esplodere. Lo fa invece Due, potente come una danza rituale e apice rock e del disco, prima che la rarefatta e jazzata Tre accompagni all’uscita.
Andrea Pomini (Rumore 2/2020)
Come meglio aprire il 2020 se non con le rigeneranti scosse elettriche di Riccardo Sinigaglia e Davide Zolli, qualcosa di più di due semplici generazioni a confronto. Il primo è ormai una vecchia presenza dell’underground sperimentale italico (Futuro Antico, Correnti Magnetiche e molto altro) il secondo è il batterista degli Squadra Omega. Insieme si propongono ora come Scosse Elettriche, titolo azzeccato, perché di energia ce n’è molta nelle tre lunghe tracce che escono per una rediviva ADN. Dice bene Andrea Maria Simoniello nelle note quando parla di un insieme di catalizzatori che sprigionano e condensano la natura variegata di energie fantastiche. L’osmosi tra i due sembra perfetta e l’ambito ancorché sempre psichedelico vira verso una free form astrale ed astratta non dissimile da certo kraut sperimentale più vicino al jazz rock, di nomi non troppo oscuri come Et Cetera, Annexus Quam, Xhol Caravan, gli stessi Embryo degli esordi, ma con un suono che tradisce certa tradizione mediterranea, aperta, fluida, trasognata. Il fraseggio delle tastiere analogiche, del piano e del flauto di Sinigaglia, ben si amalgama all’incedere secco e preciso dei tocchi percussivi di Zolli, e ad uscirne è una eccitante space-jazz-rock jam progressiva, che non molla un colpo dall’inizio alla fine, a volte esplosiva ad altre appena più pacata, con una vena esplorativa che spazia nel tempo, dai gloriosi 70 al qui ed ora, senza cedimenti, per un suono solido nelle ritmiche, ma liquido come nei sogni nel suo più profondo Dna.
(8)
Gino Dal Soler (Blow Up – Gennaio 2020)
Il recupero discografico del mese assume le fattezze di un incontro-scontro transgenerazionale che coinvolge, da una parte, uno storico esponente della controcultura elettronica sorta in Italia fra gli anni ’70 e ’80 e, dall’altra, il baffuto motore ritmico di una serie trasversale di recenti act tricolori di assoluto pregio: Riccardo Sinigaglia (Futuro Antico, Correnti Magnetiche) non dovrebbe aver bisogno di presentazioni, mentre Davide Zolli – per i non assidui frequentatori delle serate meneghine de La Società Psychedelica – è forse più noto con gli alter ego di DavMatic (per i die hard fans dell’indimenticata via veneta al r’n’r dei furono Mojomatics) e di OmegaDav (nelle varie incarnazioni della Squadra Omega). Insieme i due formano Scosse Elettriche: un monicker-manifesto che da subito professa la propria cronalterità in opposizione dialettica alla contemporaneità in cui è inserito. Musica libera, ma libera veramente: tre sono i quarti d’ora (scarsi), tre le improvvisazioni (titoli didascalici gentilmente offerti da Juanma Pina), almeno tre le ragioni per cui vale la pena ascoltarlo.
In ordine, la prima: le sinestesie strumentali. Che non sono solamente quelle offerte dalla variopinta copertina (un dipinto dello stesso Sinigaglia datato 1981) o dalla descrizione astratta offerta dal poeta Adelio Fusé, ma, in primo luogo, la variabile tessitura di timbri e tonalità che conferisce alle jam il loro caratteristico moto ondulato: i synth di basso su cui, dai 6’ in avanti, si appoggiano le svisate electric funk del piano di Sinigaglia in “Una cita en una feria. El tio vivo bajo la lluvia. Un beso detrás de la noria. Dos montañas rusas.” e che, a loro volta, innescano l’assordante vortice kosmische in cui viene inghiottita tutta la seconda metà; oppure gli incastri concrète di percussioni in crescendo che trasformano “Instrucciones de uso: qué hacer si te encuentras un tiburón en la lavadora.” in una swingata sinfonia contemporanea, prima che flauti e fraseggi di piano a cascata riconducano la narrazione su binari più meditativi. Da qui, la seconda: l’assoluta, genuina italianità del costrutto. Che senza il Miles elettrico, certe posteriori derivazioni jazz rock, il kraut dei primi ’70 e – più in generale – il concetto di free form probabilmente non esisterebbe, ma che è in ogni caso il primo pertinente appiglio cognitivo a saltare in mente durante l’ascolto della centrale “De noche, el último vagon está vacio y mi reflejo en la ventana del metro me asusta.” (16:18), i cui sette minuti conclusivi – tra acid-space sintetica, groove marziali e batimetrie oceaniche – sembrano quasi un doveroso tributo al Gruppo Improvvisazione Nuova Consonanza. La terza, infine: l’originale non ripetitività dell’interplay. Che certo si genera e rigenera, si sdoppia, si decompone in pattern iterabili all’infinito, ma che mai dà davvero la sensazione di truccare le regole del gioco, di tornare sui propri passi come perfetta copia di sé stesso: la differenza nella ripetizione.
Se l’invito all’ascolto avrà colto nel segno, consigliamo di recuperare congiuntamente a “Scosse Elettriche” anche il secondo “In La”, mezz’ora abbondante di nuove improvvisazioni registrate fra gennaio e febbraio assieme al Trio Cavalazzi.
7/10
Marco Biasio (Storia della Musica)
Staccare da tutto, prendere solo il disco e premere play senza leggere o sapere nulla. All’attacco si viene catapultati in qualche spazio-luogo del passato, ci si immagina un qualcosa che abbia a che fare con Miles Davis e il suo quintetto che si scaldano per una session o un live. La marea monta, lentamente e inesorabilmente, ma via via invece che aggrumarsi tende a partire per la proverbiale tangente. Un flauto o qualcosa di simile comincia a svarionare mentre il drumming tiene tutto insieme, solido, secco, preciso. Ok, potrebbero essere i Gong, magari più acidi e free, oppure qualche mega-jam piratata di qualche gruppo/comune tedesco dei tempi d’oro, chessò, qualcuno in zona Ash Ra Tempel o magari roba di casa nostra come i Sensations’ Fix.
Ok, basta così. Il gioco è bello se dura poco, ma se dietro la sigla Scosse Elettriche si celano un paio di personaggi appartenenti a due generazioni diverse ma accomunati, come si sarà intuito dalle righe sopra, da una libertà d’azione a 360 gradi e da una capacità di amalgamare esperienze e retroterra diversi come sono quelli di Davide Zolli, già batterista di Squadra Omega, e di Riccardo Sinigaglia, già Futuro Antico e millemila altre collaborazioni, allora il gioco dei rimandi sopra assume un certo senso. Come una specie di “unisci i puntini” della settimana enigmistica, agli indizi sopra se ne potrebbero aggiungere altrettanti in un continuo fluire e fuggire da incasellamenti e categorie. Perché il bello di lavori free-form come questo omonimo (tre tracce per tre quarti d’ora scarsi di musica) è proprio quello di fornire sì, ascisse e ordinate, ma di sparigliarle senza problemi e non fornire mai appigli certi.
Organi, synth, flauti, batteria, elettronica ma anche psichedelia lisergica, jazz-rock, avanguardia, krautrock più o meno kosmische, Canterbury in gradazioni e percentuali varie per un insieme che è puro flusso a cui abbandonarsi; si tratti di momenti più accesi (l’ultima sezione di De noche. El ùltimo vagon està vacio y mi reflejo en la ventana del metro me asusta) oppure più quieti e disgregati (la prima parte della conclusiva Instructiones de uso: qué hacer si te encuentras un tiburòn en la lavadora) opporre resistenza è inutile. Bello, libero, resistente.
Stefano Pifferi (SentireAscoltare) 10/03/2020
ADN Records used to be a cassette label from the 1980s with an excellent program, that included Asmus Tietchens, Bourbonese Qualk, next to a bunch of Italian bands and musicians, and I remember to be fond of Riccardo Sinigaglia‘s cassettes back then, so I was happy to see his name attached to Scosse Elettriche, a duo with drummer Davide Zolli. Sinigaglia plays piano, keyboards, synths, and flutes. I had little expectation, also because it has been quite a while since I last heard anything from Sinigaglia, but I sure wasn’t expecting this record. ADN Records is part of the Recommended Records family and maybe that explains some of the backgrounds here. The cover text is in Italian, but it might be about jazz music and in some way, this is a jazz record. But it is a strange one. Zolli’s drumming is particularly jazzy, and some of Sinigaglia’s playing, but the latter also adds stranger elements from space rock and experimental music to the mix, creating at times a more rock-like character. In some way, this reminded me of Sogar & Swing, the Swedish duo of drums and organ (as well as various others, all of which hark back to the Silver Apples, I guess). Three long and spacious tracks here, and at times they go way off course, but then sneak back on the right track, and the psychedelic jazz train continues. Perhaps, so I mused, this is an oddball for me, but I enjoyed it all the same, and a lot come to think of that.
Frans de Waard (Vital Weekly 1287)
Als SCOSSE ELETTRICHE hat sich Riccardo Sinigaglia (Correnti Magnetiche, The Doubling Riders) an Piano, Keyboards, Synth & Flute kurzgeschlossen mit dem groucho-schnauzigen Drummer Davide Zolli (Mojomatics, Squadra Omega, Calamita), um bei Scosse Elettriche (DNN 018 C) Achterbahn zu fahren. In der U-Bahn heimgekehrt, finden sie in der Wasch-maschine einen Hai. Solche Bilder evozieren die beiden mit ihren drei psychedelischen Jams, Sinigaglia mit zeitvergessen arpeggierten, orgelig morphenden, träumerisch verstiegenen Keysounds, Zolli mit unermüdlich tickelndem, zu Synthbass die Sekunden verwebendem, über die Snare federndem Groove. Der eine quirlt, quallt, funkelt, jault, surrt, rumort im Innenklavier, klimpert und flötet, der andere stöbert in Schrott, jagt Ameisen, klopft Tamtam, gleich gut zum Shoegazen oder für Schlangentänze im Paisley-Underground.
Rigobert Dittmann (Bad Alchemy 110)
Presentazione concerto Fabbrica del Vapore – Milano 18.09.2021
Quello che un tempo era il motore ritmico della Squadra Omega, nonché ideatore di quell’infernale maratona su di un barcone ancorato nella laguna di Venezia (Guilty Party Boat Cruise, per chi vuole andarsi a rileggere alcune delle pagine più telluriche del garage rock nostrano e non solo), plasma ancora con decisione il suo dna artistico. Guardando – è proprio il caso di dirlo – a un Futuro Antico. Gioco di parole necessario per introdurre sua eminenza Riccardo Sinigaglia, che proprio con il batterista e percussionista Davide Zolli va a formare il duo alieno Scosse Elettriche.
Musica che si appella a risorse interdisciplinari e che sceglie il flusso di coscienza come più logica applicazione. Musica che, pur avvalendosi di una dimensione colta, mai cede ai sotterfugi dell’accademia, rivelando anzi un carattere più istintivo e un’attrazione – oseremmo dire fatale – per psichedelia e minimalismo. Di improvvisazioni in presa diretta si tratta, forme cangianti che forniscono ampia libertà d’azione ai protagonisti, capaci di confrontarsi con forme liquide e strutture amorfe. Alla nerboruta confidenza del rock lisergico viene spesso preferita un’astrazione termica che riporta alle distese ripetizioni di un Terry Riley (anche e soprattutto nel disco rinnegato con John Cale), ma anche ai sofismi che avrebbero introdotto all’elettricità del Miles Davis di “In A Silent Way”. Del resto la confidenza di Sinigaglia con i tasti del piano elettrico e dei synth analogici appaiono una conferma più che una conseguenza.
La capacità di spaziare tra armonie medio-orientali e i rituali della scuola post-Darmstadt, agevolano non poco le evoluzioni sintomatiche di Zolli, che tra timpani, percussioni assortiti e cembali si ricava il ruolo di atipico conduttore. Sorgente di libertà, la musica di Scosse Elettriche è dominio del corpo e della mente, viatico ad un’indipendenza individuale, arricchimento spirituale e propedeutico viaggio verso un notturno quasi felliniano. Armatevi delle migliori intenzioni: nella semioscurità del Circolo post-tropicale Fanfulla, la notte sarà giovane e l’esperienza di un contatto diretto gratificante.
Luca Collepiccolo (Zero Milano)