Francesco Ziello – Nine Hundred Fifty Seven

Francesco Ziello è un musicista polistrumentista e compositore elettroacustico, nato nel 1984 e di base a Roma. Fin dall’inizio il suo contatto con la musica è dominato da forti contrasti: da una parte l’aspetto classico con lo studio del pianoforte e dall’altro l’influenza delle radici di musica popolare e di improvvisazione con l’approccio da autodidatta verso altri strumenti, come le percussioni e la chitarra. Nel 2012 si laurea presso il Conservatorio di Santa Cecilia, dove per un periodo studia composizione, pianoforte e, in seguito, musica elettronica. Tra il 2014 ed il 2017 partecipa a vari festival, quali ArteScienza, Emufest, FestivalContro, come performer, interprete di musica contemporanea e compositore elettroacustico. Dal 2017 si dedica ad attività di ricerca musicale e delle sue possibili applicazioni verso patologie neurologiche. In questo senso ha collaborato con il CRM di Michelangelo Lupone come assistente tecnico musicale per un esperimento condotto con la facoltà di riabilitazione psichiatrica dell’Università di Tor Vergata. Dal 2015, come compositore e tecnico audio, collabora con l’Accademia Nazionale Di Danza, con la compagnia PinDoc e con l’Eurasia Dance Project del coreografo Stefano Fardelli, per il quale ha scritto le musiche in diversi show di danza contemporanea eseguiti in Asia e in Europa. Membro fondatore dell’Associazione Culturale Avidi Lumi, dal 2018 si occupa di diversi progetti a fini didattici e divulgativi della musica contemporanea. Dal 2019 si dedica principalmente al suo progetto solista, concentrandosi sul primo disco Nine Hundred Fifty Seven e su alcuni concerti dove, tramite diversi strumenti utilizzati in scena (pianoforte, chitarra elettrica e 12 corde, vecchi strumenti a corda convertiti a percussione ed elaborati elettronicamente), torna ad un approccio strumentale minimale ed emotivo, mantenendo vive le esperienze condotte nel mondo dell’arte contemporanea e di ricerca.

 

 

Francesco Ziello ‎- Nine Hundred Fifty Seven (2020, Label: Alma De Nieto). (01/07). Album d’esordio per il musicista e compositore di base a Roma Francesco Ziello. Classe 1984 e laureatosi presso il Conservatorio di Santa Cecilia, il musicista si è concentrato, sino ad ora, sugli aspetti didattici e divulgativi della musica e alla composizione per la danza contemporanea.
Fin dall’inizio – come viene riportato nella press release – il contatto di Francesco Ziello con la musica è dominato da forti contrasti: da una parte l’aspetto classico con lo studio del pianoforte e dall’altro l’influenza delle radici di musica popolare e di improvvisazione con l’approccio da autodidatta verso altri strumenti, come le percussioni e la chitarra.
Dal 2019 si dedica principalmente al suo progetto solista, concentrandosi sul primo disco Nine Hundred Fifty Seven e su alcuni concerti dove, tramite diversi strumenti utilizzati in scena (pianoforte, chitarra elettrica e 12 corde, vecchi strumenti a corda convertiti a percussione ed elaborati elettronicamente), torna ad un approccio strumentale minimale ed emotivo, mantenendo vive le esperienze condotte nel mondo dell’arte contemporanea e di ricerca. Attualmente è occupato a progettare il suo secondo album, puntando ad un tour italiano e internazionale.
Il concept dell’album è legato ad una trama nascosta che si ritrova nel titolo e nella traccia N213. Il riferimento è la storia di Jeffrey Dahmer, conosciuto come il mostro di Milwaukee. 957 (Nine Hundred Fifty Seven) sono gli anni di carcere a cui è stato condannato e 213 era il numero del suo appartamento. Spesso la sua voce si sente in lontananza estrapolata da un’intervista in cui, dopo essere stato arrestato, parlava delle condizioni di isolamento mentale e sociologico determinanti nello sviluppo della sua vicenda. La traccia Nine Hundred Fifty Seven tratta proprio dell’incapacità di comunicare, rappresentata musicalmente da una chitarra distorta che si interrompe di continuo e che esplode nella seconda metà, rivelandosi uno dei momenti più intensi del disco. Nonostante la tematica potente, l’argomento principale non è tanto la storia macabra dell’omicida ma quanto l’isolamento, lo sviluppo di un mondo interiore immaginario, le oscillazioni tra stato riflessivo e violento.
La tracklist di Nine Hundred Fifty Seven comprende tracce meditative (Works For A Box e Bathtub), drone misterici (Following Her Into The Black Water), le pianistiche Let Them Play Again e Early Red Reflections, la tensione alla Broadcast di Still There e Dialogue e brani chitarristici (Trying To Remember e South).
Nine Hundred Fifty Seven è un album che si tiene in bilico tra impressionismo e sperimentalismo, solcando tracciati che variano indifferentemente tra scandaglio psicologico, sospensione e allusività. Le vie compositive sperimentate da Ziello in questo album sono molteplici, il segno di una buona versatilità, ma anche di un voluto sfocamento e di una ricercata metonimia concettuale.
L’album è presentato in questo modo dalla press release: “La presenza di diversi strumenti come il pianoforte, la chitarra elettrica, la chitarra a 12 corde, un vecchio zither degli anni ’50 e le varie elaborazioni elettroniche, portano ad una dinamicità tra i brani, in cui momenti di calma si alternano a momenti di estrema energia. In Following Her Into The Black Water, ad esempio, costruito con lo stratificarsi di feedback della chitarra, si passa da una calma statica ad una esplosione violenta. La costruzione dell’intero album, inoltre, è basata sull’utilizzo di diverse registrazioni effettuate nell’arco di un anno in situazioni molto diverse e mantenendo volutamente rumori ambientali ed esecuzioni considerate non ripetibili in studio. “L’ascoltatore è sempre al centro del suono e degli strumenti” – afferma il musicista – “ripresi e registrati in maniera tale da veicolare il punto di vista sonoro dell’esecutore. L’idea è quella di scavare in profondità nell’immaginario soggettivo e di abbattere la barriera che divide l’artista dallo spettatore, portandolo ad un’esperienza immersiva e personale”. ”

Sito Francesco Ziello: https://www.francescoziello.com
Sito ADN records: http://adnrecords.com/album/francesco-ziello-nine-hundred-fifty-seven/
Consigliato a chi ama la musica di Jonny Greenwood, Broadcast, Nils Frahm, Fennesz, Hauschka.
Brani migliori: Dialogue a seguire Sun, Trying To Remember e South.

Fabio Leggere (Europa e Cultura Elettronica) 4/08/2020

 

 

Nine Hundred Fifty Seven” è l’album d’esordio del musicista polistrumentista e compositore elettroacustico romano Francesco Ziello, uscito per ADN Records a luglio 2020.
Il disco, composto da 14 tracce, è il risultato di un percorso che unisce tematiche, modalità di ricerca e stati emotivi legati al mondo della musica contemporanea e sperimentale, ma che mantiene al tempo stesso un forte rapporto con il linguaggio tonale.
Registrazione in studio, ascolto dell’album e performance live hanno un filo comune: al centro di tutto c’è la soggettività. L’esperienza d’ascolto è basata su una forte condizione di intimità che emerge durante le registrazioni e che prende forma nell’esibizione dal vivo. Lo scopo è quello di creare l’atmosfera giusta in cui ogni uditore, immergendosi completamente nei suoni, viaggia nella propria interiorità. Esecutore e spettatore, così, si ritrovano insieme in un’esperienza totale.
L’ascoltatore è sempre al centro del suono e degli strumenti – afferma il musicista – ripresi e registrati in maniera tale da veicolare il punto di vista sonoro dell’esecutore. L’idea è quella di scavare in profondità nell’immaginario soggettivo e di abbattere la barriera che divide l’artista dallo spettatore, portandolo ad un’esperienza immersiva e personale.
Il concept dell’album è legato ad una trama nascosta che si ritrova nel titolo e nella traccia N213. Il riferimento è la storia di Jeffrey Dahmer, conosciuto come il mostro di Milwaukee. 957 (Nine Hundred Fifty Seven) sono gli anni di carcere a cui è stato condannato e 213 era il numero del suo appartamento. Spesso la sua voce si sente in lontananza estrapolata da un’intervista in cui, dopo essere stato arrestato, parlava delle condizioni di isolamento mentale e sociologico determinanti nello sviluppo della sua vicenda. La traccia Nine Hundred Fifty Seven tratta proprio dell’incapacità di comunicare, rappresentata musicalmente da una chitarra distorta che si interrompe di continuo e che esplode nella seconda metà, rivelandosi uno dei momenti più intensi del disco.
Nonostante la tematica potente, l’argomento principale non è tanto la storia macabra dell’omicida ma quanto l’isolamento, lo sviluppo di un mondo interiore immaginario, le oscillazioni tra stato riflessivo e violento.
La presenza di diversi strumenti come il pianoforte, la chitarra elettrica, la chitarra a 12 corde, un vecchio zither degli anni ’50 e le varie elaborazioni elettroniche, portano ad una dinamicità tra i brani, in cui momenti di calma si alternano a momenti di estrema energia. In Following Her Into The Black Water, ad esempio, costruito con lo stratificarsi di feedback della chitarra, si passa da una calma statica ad una esplosione violenta. La costruzione dell’intero album, inoltre, è basata sull’utilizzo di diverse registrazioni effettuate nell’arco di un anno in situazioni molto diverse e mantenendo volutamente rumori ambientali ed esecuzioni considerate non ripetibili in studio.
L’esibizione dal vivo è un altro tassello fondamentale di questo progetto. Nel live Ziello è un perfetto performer che, all’interno di ambienti molto intimi e raccolti, alterna silenzi, suoni distorti e armonie introspettive, coronando il tutto con una forte gestualità che lo porta ad essere un tutt’uno con il suo spettatore. È suggestivo osservare e ascoltare una performance del compositore che mescola musica sperimentale e tradizionale: nel brano Works for box, ad esempio, il pianoforte va all’unisono con un suono di metallo prodotto da un righello direttamente sulle corde.
L’intensità emotiva della sua musica viene esaltata nell’esecuzione tramite il gioco di luci, ombre, silenzi e movimenti, creando un contatto continuo con ciò che lo circonda.
Il live diventa così un continuum temporale di circa un’ora che trasforma lo strumento in suono e il suono in un viaggio, in cui l’immagine precedente viene cancellata lasciando spazio a un’immagine nuova, dando l’impressione di un continuo inizio e di una continua fine.
L’artwork dell’album è basato sul quadro Calefactor del pittore statunitense William Wray, che rimanda all’esperienza d’ascolto e alle immagini astratte e che rende esplicita la similitudine del processo creativo che lega la stesura di un quadro alla composizione musicale.

Exhimusic – Percorsi Nella Musica 12/08/2020

 

 

Tra ambient, classica e sperimentazione, Nine Hundred Fifty Seven è l’album d’esordio di Francesco Ziello.

Difficile da qualificare, Nine Hundred Fifty Seven rappresenta l’esordio del polistrumentista e compositore Francesco Ziello. Quattordici composizioni che mescolano stili differenti, con un tratto sperimentale che tuttavia non aliena l’ascoltatore.
Si tratta di un progetto complesso, del quale forse è opportuno leggere accompagnando l’ascolto. Con Nine Hundred Fifty Seven, Francesco Ziello realizza un concept dedicato alla storia di Jeffrey Dahmer, del quale fin troppo si è letto e scritto. Il “mostro”, il “cannibale” di Milwaukee, autore di una serie di efferati omicidi a sua volta ucciso in carcere dopo la condanna all’ergastolo (anzi a molti: 957 sono gli anni  della pena inflittagli). Si può supporre che la voce di Dahmer sia quella si ascolta in lontananza estrapolata da un’intervista nella quale parlava di isolamento mentale, un tema evidentemente caro all’autore. Niente di troppo allegro, ma il disco, sebbene percorso da un’inquietudine di fondo, non gioca soltanto su toni di cupezza.

Il percorso dell’autore

Il trattamento delle sonorità di Nine Hundred Fifty Seven deve tutto alla preparazione di fondo di Francesco Ziello. Negli ultimi anni ha partecipato a vari festival, quali ArteScienza, Emufest, FestivalContro, come performer, interprete di musica contemporanea e compositore elettroacustico. Il suo curriculum cita attività di ricerca musicale con le loro possibili applicazioni verso patologie neurologiche. Che fra musica e attività mentali vi siano legami forti è peraltro un campo di ricerca che ha radici profonde e che ha interessato l’etnomusicologia da tempo. Dunque il disco d’esordio si collega a una lunga attività pregressa. Da polistrumentista, Ziello si serve di pianoforte, chitarra elettrica e a 12 corde, uno zither degli anni ’50 ed elaborazioni elettroniche varie.
Inutile citare un brano o un altro: Nine Hundred Fifty Seven è un disco che si gusta nell’insieme. Lontano da tentazioni pop, ha comunque molto della colonna sonora, con l’alternarsi di rumori e toni sommessi, il che aggiunge molto in atmosfere e sottrae qualcosa alla godibilità del progetto privilegiandone la cerebralità. Nell’insieme però è un esordio ricco di talento e di coraggio, che nel panorama italiano sono qualità non scontate.

Marina Montesano (TomTomRock)  18/10/2020

 

 

Nine Hundred Fifty Seven del polistrumentista e compositore elettroacustico Francesco Ziello

Album pubblicato da ADN Records: 957 (Nine Hundred Fifty Seven) sono gli anni di carcere a cui è stato condannato Jeffrey Dahmer, conosciuto come il mostro di Milwaukee.
La musica sperimentale ed elettronica di Francesco Ziello si concentra sullo sviluppo di un mondo immaginario interiore. Caratteristica fondamentale è la performance live, in cui il musicista riesce a creare un contatto diretto con lo spettatore.
Ha infatti dichiarato il 36enne musicista .. L’ascoltatore è sempre al centro del suono e degli strumenti ripresi e registrati in maniera tale da veicolare il punto di vista sonoro dell’esecutore. L’idea è quella di scavare in profondità nell’immaginario soggettivo e di abbattere la barriera che divide l’artista dallo spettatore, portandolo ad un’esperienza immersiva e personale..

Il concept dell’album è legato ad una trama nascosta che si ritrova nel titolo e nella traccia N213. Il riferimento è la storia di Jeffrey Dahmer. 957 (Nine Hundred Fifty Seven) sono gli anni di carcere a cui è stato condannato e 213 era il numero del suo appartamento. Spesso la sua voce si sente in lontananza estrapolata da un’intervista in cui, dopo essere stato arrestato, parlava delle condizioni di isolamento mentale e sociologico determinanti nello sviluppo della sua vicenda.
La traccia Nine Hundred Fifty Seven tratta proprio dell’incapacità di comunicare, rappresentata musicalmente da una chitarra distorta che si interrompe di continuo e che esplode nella seconda metà, rivelandosi uno dei momenti più intensi del disco. Nonostante la tematica potente, l’argomento principale non è tanto la storia macabra dell’omicida ma quanto l’isolamento, lo sviluppo di un mondo interiore immaginario, le oscillazioni tra stato riflessivo e violento.

 

 

Out nel mese di luglio u.s. per ADN Records, “Nine Hundred Fifty Seven” è il titolo del CD d’esordio di Francesco Ziello, quattordici tracce di suoni particolarissimi. Ziello, che gravita intorno agli ambienti musicali della capitale, è musicista polistrumentista e compositore; questo suo primo lavoro discografico “cattura “una sua performance dal vivo. La preferenza per la dimensione live è dovuta a un’idea: quella, sostiene il musicista, di scavare in profondità nell’immaginario soggettivo e di abbattere la barriera che divide l’artista dallo spettatore, portandolo a un’esperienza immersiva e personale. Un intreccio tra musica contemporanea, elettronica e ambient domina sul tutto: Ziello studi pianistici, in composizione e in musica elettronica conclusi presso il Santa Cecilia di Roma, nell’ambito dello svolgimento della sua prestazione musicale si cimenta al pianoforte, alle chitarre (elettrica e 12 corde) e ai vari tipi di percussione. Prendendo lo spunto dalla tragica storia di Jeffrey Dahmer, meglio conosciuto come il mostro di Milwaukee, il progetto complessivo dell’opera di Ziello (lo si apprende leggendo la nota stampa curata da Eugenia Giannone) non è tanto la storia macabra dell’omicida ma piuttosto l’isolamento, lo sviluppo di un mondo interiore immaginario e le oscillazioni tra stato riflessivo e violento. Se appare innegabile il carattere sperimentalistico della musica di Ziello, occorre anche aggiungere che il compositore in  “Nine Hundred Fifty Seven” non rinuncia al rapporto con il linguaggio musicale tonale (che è il sistema musicale “normale”, cioè quello all’interno del quale relazioni, equilibri e tensioni prestabilite regolano i principi armonici e melodici che istituiscono un ordine nell’ambito delle note e degli accordi). Purtuttavia, e nonostante i significati sottesi, la musica del polistrumentista rimane di non facile ascolto, a tratti ostica, aspra e abrasiva, spigolosa e densa di dissonanze. Disco interessante, ma non per tutti, quello di Ziello.

Giovanni Graziano Manca  (TuttoRock)  10/10/2020

 

 

Polistrumentista, Francesco Ziello debutta con un album – Nine Hundred Fifty Seven che colpisce per la sua connotazione sperimentale, legata alla musica contemporanea. Il lavoro si presenta come un vero e proprio viaggio onirico nel quale il viaggiatore/ascoltatore si trova di fronte un paesaggio sonico carico di pathos e calma; si tratta di un progetto solista di genere ambient/minimal, con riferimenti vari più o meno espressi, da “music for aeroport” di Eno a alla musica minimalista di Einaudi.
La genesi trae origine dalla storia di J. Dahmer, il mostro di Milwaukee, ma poi diventa una riflessione sul tema più generale dell’isolamento in un mondo immaginario.
Tra i brani più riusciti vanno menzionati Works for a box e Let them play again, entrambi caratterizzati da una base di piano sulla quale si costruisce un’ architettura musicale più complessa ricca di sintetizzatori, chitarre e vecchie strumentazioni (tra questi un zither degli anni ‘50)  Accanto a  passaggi più elettroacustici come la canzone South, si alternano pezzi più costruiti ed elaborati come Trying to remember, che presenta un arrangiamento elettronico sul quale si inserisce una coda strumentale di chitarra elettrica che ne arricchisce notevolmente il mood.
Di forte impatto pure il brano Still there, costruito su un arpeggio chitarristico che rimanda alla psichedelia floydiana.
Tra rintocchi di campane e atmosfere eteree il disco prosegue con un paio di escursioni prettamente sperimentali degne di nota.
Ottimo inizio per il romano Ziello che fa ben sperare per la sua carriera artistica.

Gianni Vittorio  (Relics)  3/11/2020

 

 

Francesco Ziello e il suo mondo interiore

Col debut album “Nine Hundred Fifty Seven” pubblicato il 27 Maggio da ADN Records, Francesco Ziello ci fa entrare nel suo mondo fatto di musica elettroacustica e neoclassicismo.
Il titolo del disco è un chiaro riferimento alla storia di Jeffrey Dahmer, conosciuto come il mostro di Milwaukee, condannato a 957 anni di carcere. Dahmer è solo il filo conduttore che lega il titolo con la tematica dell’album ossia l’isolamento, lo sviluppo di un mondo interiore immaginario, le oscillazioni tra stato riflessivo e violento.
In perfetta armonia, il disco si basa su un gioco di contrasti: se da un lato abbiamo i suoni morbidi del pianoforte, dall’altro le distorsioni della chitarra per quello che è un lavoro basato sull’interiorità, ossia immedesimare l’ascoltatore in un viaggio sonoro personale e immersivo.
In apertura Works For A Box ci accoglie con la morbidezza del piano, una traccia capace di immergere l’ascoltatore in un’atmosfera di pace interiore. Al piano Ziello affianca dei tintinii metallici atti a dare dinamicità al brano.
La parte più interessante di tutto l’album è da ricercare nelle centrali Trying To RememberN213 e la title track. La prima delle tre ci mostra il lato più delicato dell’artista romano, in grado di trasmetter fin da subito lavorando di sottrazione e consegnandoci un brano che punta sulla semplicità. N213 è un momento di passaggio, un respiro fatto di pause e silenzi prima di introdurre le note distorte di Nine Hundred Fifty Seven. I feedback della chitarra si alternano alle pause creando un brano ricco di tensione.
Si cambia registro con Still There: i dolci arpeggi di chitarra accompagnati dalle melodie del sintetizzatore ci pongono dinanzi ad una delle canzoni più intense del disco in grado di condurre l’ascoltatore in un viaggio introspettivo.
Non mancano momenti puramente elettronici o elettroacustici come nel caso di Dialogue, tracce che fanno di Nine Hundred Fifty Seven un lavoro ricco di influenze, con Ziello capace di cucirsi addosso un suono personale.
Nine Hundred Fifty Seven è un ottimo primo passo per Francesco Ziello, un album che mette in luce tutta la sua capacità compositiva e il suo buon gusto nella ricerca dei suoni. Un artista da tenere d’occhio.

Mario Ariano – Radioaktiv

 

 

Più o meno verso il quarto o quinto ascolto, di questo disco non si può più fare a meno.
Si insinua sottopelle con una sorta di ubriacante, infida malìa. Come un profumo, come un veleno, non saprei.
Inusuale danse macabre dissolta in suggestioni cameristiche, “Nine hundred fifty seven” segna l’esordio di Francesco Ziello, compositore e polistrumentista romano al debutto su ADN Records con un concept ambizioso e straniante incentrato sul tema dell’isolamento. Ciò che spiazza fin quasi ad atterrire è la scelta di affidare il messaggio in bottiglia alla figura di Jeffrey Dahmer, il mostro di Milwaukee, pluriomicida seriale tra i più efferati che la storia ricordi.
Lungi dall’emendarne la figura, Ziello preferisce lavorare per astrazione e sottrazione, spogliando la figura di Dahmer di qualsiasi orpello che non sia la mera proiezione della solitudine imposta dalla pena cui fu condannato, ossia 957 anni di carcere; nei quarantatre minuti di questa pièce vanno dunque in scena quattordici episodi inafferrabili, sfuggenti, oscillanti fra opacità e trasparenza, schegge che spaziano in un microcosmo indefinito indissolubilmente legate dal fil rouge del tema portante.
E’ un discorso unitario privo di parole, tranne le poche – quasi inintelligibili – dello stesso Dahmer, stralci di interviste affogati nelle nebbie di “n213”, “Good bye sadness” e “Early red reflections”, suoni da un ectoplasma, sussurri da un’altra dimensione, da dentro un guscio, da oltre una parete, da dietro le sbarre, da un incubo.
Musica per frammenti fatta di piccoli movimenti che deflagrano talora in divagazioni rumoriste sublimate in crescendo episodici (“Following her into the black water”), altrove capace di indulgere ad un neoclassicismo serafico e riflessivo fra Andrew Tuttle e Federico Albanese (“Works for a box”, “Bathtub”) fino ad echi di drone music e dilatazioni di bassi arrotondati ed avvolgenti (“Trying to remember”).
Tra fremiti e riverberi, digressioni minimaliste, repentine deflagrazioni – mai violente né stordenti – ed arpeggi per chitarre assortite (l’accoppiata “Still there” e “Here”, che riecheggia nel nulla come note nel deserto), spiccano il sinistro martellamento cacofonico di “Dialogue”, il pianoforte à la Lyle Mays – deviato in una cadenza vagamente marziale – della già citata “Early red reflections”, la snervante chitarra distorta della title-track, sporcata e continuamente spezzata come fosse una radio mal sintonizzata.
Spavento, irrequietezza, calma effimera e poi di nuovo una corsa nel buio.
Quanto lasciarsi coinvolgere ed irretire sta alla sensibilità di ciascuno: ma più o meno verso il quarto o quinto ascolto, di questo disco non si può più fare a meno.

Manuel Maverna – Music Map

 

 

I received a  release by Francesco Ziello, who “composed and recorded at Avidi Lumi’s workspace in 2019”. From his website, I understand he is a multi-instrumentalist and electro-acoustic composer, and he studied piano, composition and electronic music. “My projects summarizes the path made until now and brings together issues, research methods and moods related to the contemporary and experimental music, keeping at the same time a strong connection with tonal language.” I can as such see that this album is a showcase of what he does, as he moves, musically, all over the place. Much of this is in the quieter realm of music, with piano and guitar being played, moodily and atmospheric, but upon closer inspection, there quite a few nasty sounds, drones, or even noisy interludes. “The hidden plot that runs through the album is based on the story of Jeffrey Dahmer and is an attempt to look into social isolation and development of one’s unreal inner world”, which I must admit I could not detect from the music, which means it is either hidden quite a lot or music itself has very little meaning (a topic for another day). Throughout the thirteen tracks on this album remain brief and to the point, from rather ordinary dramatic sound pieces to intenser and moodier sound pieces. I enjoyed them all, as Ziello has quite a lot of variation to offer in his music and the balance between finely tuned musical pieces and more abstract soundscapes made this a pleasant trip; and, perhaps, that is a poor choice of words with such a big hidden plot.

Frans de Waard (Vital Weekly 1287)

 

 

Isolamento mentale con coraggio compositivo

Come vi ho raccontato in questo articolo, 957 (Nine Hundred Fifty Seven) sono gli anni di carcere a cui è stato condannato Jeffrey Dahmer, conosciuto come il mostro di Milwaukee. A questa serie di fatti drammatici, Francesco Ziello si avvicina soprattutto con le performance live, in cui il musicista riesce a creare un contatto diretto con lo spettatore. Il cd è esaltato dalla grafica di Chiara Perroni, abile nell’usare cromaticamente tratti forti e situazioni pià sfumate, perché queste sono le caratteristiche del modo di comporre dell’artista. Vi sono infatti momenti struggenti in questo disco, alternati ad atmosfere rarefatte dove ci immaginiamo facilmente il mostro in piena crisi riflessiva. Nel momento in cui la sua mente malata (?) invece si dedica alla pianificazione di un delitto (e poi alla sua realizzazione), il climax sale e così anche il lavoro di Ziello. Difficile pertanto trovare un momento topico in tutto Nine Hundred Fifty Seven, il cui pregio maggiore è il coraggio: orchestrazioni del genere sono tipiche di cui è avvezzo alle colonne sonore o chi fa della musica un elemento per un thriller, soprattutto cinematografico. Come vi avevo già raccontato, Francesco Ziello è conosciuto come abile performer ed un peccato che anche lui (causa emergenza sanitaria) sia rimasto per troppi mesi senza esibirsi. Per questo un concept come Nine Hundred Fifty Seven è ancora tutto da scoprire, anche se aprire il cd è già un momento catartico di grande potenza: in questo (lo ripeto con piacere) l’apporto grafico soddisfa la sensazione visiva e questo rafforza alcune sensazioni che proviamo. L’iniziale Works For A Box o la immaginaria N213, diventano percorsi che la nostra mente realizza quasi timorosa delle pulsioni che prova: in questo Francesco Ziello è assai coinvolto ed è per questo che l’aggettivo coraggioso ben si sposa con questo disco.

Giancarlo Passarella (MusicalNews.com) 21/01/2021

 

 

Esordio discografico per Francesco Ziello da Roma, un disco molto particolare e da ascoltare con molta attenzione per la sua affascinante trama sonora, tra suoni acustici e feedback. Un lavoro sperimentale che ruota attorno alle vicende di Jeffrey Dahmer, per le cronache il mostro di Milwaukee.
Il titolo dell’album 957 sono gli anni di carcere a cui è stato confinato in prigione e 213 (titolo di una traccia) era il numero del suo appartamento.
Le 14 tracce sono una vera esperienza sonora da vivere in modo introspettivo e personale.
Come recita il comunicato che accompagna questo lavoro, “l’argomento principale non è tanto la storia macabra dell’omicida ma quanto l’isolamento, lo sviluppo di un mondo interiore immaginario, le oscillazioni tra stato riflessivo e violento”
E consigliamo di fare questa esperienza introspettiva ascoltando con cura gli incastri dei singoli strumenti, un lavoro che innesca la curiosità di vederlo rappresentato live, un esperienza quella dal vivo che Ziello reputa centrale.

Fabrizio Fontanelli – Slowcult

 

 

FRANCESCO ZIELLO zeigt sich auf Nine Hundred Fifty Seven (DNN 021 C) als melancholischer Tagträumer, mit Keyboards und Spieluhr, mit wehmütigen, melodica- und akkordeonzarten oder düster grollenden Dröhnwellen, mit zerrendem oder fragil geharftem Gitarrensound. Musik, um sich in der Badewanne die Pulsadern aufzuschneiden und Sun und Sadness Adieu zu sagen.

Rigobert Dittmann (Bad Alchemy 110)

ADN