Extrema Ratio – A Dangerous Method

EXTREMA RATIO: VITA DAL CAOS PRIMORDIALE

Intervista a Extrema Ratio; confronto con gli autori della loro opera prima A Dangerous Method, tra silenzio e rumore in una scomposizione del suono atto al rinnovamento.

Gli Extrema Ratio sono un nuovo progetto dalle tinte noise/free jazz, dietro il quale si cela un intento concettuale che dà anima a quei rumori. Il quartetto è formato da .xlaidox. (o .xlx., già in .right in sight. e Indigesti, nonché artista grafico per Vacation House Records e Blu Bus Dischi, e firma per DynamoBlast e Rumore) alla voce, Alessandro Cartolari (AnatrofobiaMasche) al sassofono baritono, Valdjau Katportha (LOMBAS-XVKP) che è autore di glitch e altri disturbi elettronici, e Diego Rosso (Ex-p, Masche) alla batteria. Il progetto ha pubblicato questo 28 Febbraio una prima uscita in CD, ovvero A Dangerous Method per la ADN Records, registrato e missato da Dano Battocchio, e masterizzato da James Plotkin.

L’anima che personifica quei suoni frammentari e caotici, densi di vuoti e pieni in maniera disomogenea evidenzia il contrasto tra assoluto e soggettivo, dove quel caos/frammentarietà prende vita attraverso i testi di Pier Paolo Pasolini, Antonio Gramsci, Mao Tse-tung, e ovviamente quelli di .xlaoidox. e un cut-up di William Burroughs; quel rumore diventa protagonista, assurgendo al compito di ribaltare la realtà in meglio, attraverso la lotta (artistica o meno che sia), che si manifesta attraverso un disordine convergente, con forma.
Inoltre suoni tra storia e attuale che permeano la release, tra noise moderno e jazz sperimentale in senso largo (la musica di Theorem è ispirata liberamente a Canon di Charles Mingus).

Abbiamo rivolto delle domande al quartetto, concernenti quegli argomenti associabili alle loro intenzioni, alla poetica, ai progetti passati e futuri e altro. Di seguito l’intervista.

Allora, cominciamo dalla prima domanda: come nasce e si sviluppa Extrema Ratio, un progetto che a mio parere sembra muovere i primi passi da un istinto primordiale realizzato in musica?

Alessandro: “Il progetto è iniziato nell’estate 2018, con l’idea di unire le nostre esperienze e passioni musicali in un nuovo progetto che unisca urgenza espressiva, improvvisazione, un certo primitivismo sonoro, in una musica il più possibile non idiomatica. Fare convivere la tensione hardcore, con il fuoco dell’improvvisazione di stampo popolare, cercando di trovare un suono essenziale, nudo e crudo”.

Un istinto che si esplica in parti distese o suoni scarni, che si esacerbano in urla, elettronica rumorista o free jazz caotico. Nelle prime tracce sono dominanti i glitch di Valdjau Katportha, che disegna il Caso come una mente mefistofelica e ultraterrena può fare, e il sassofono di Alessandro Cartolari, dal timbro profondo e vibrante, che conferisce fisicità al suono. Negli ultimi due pezzi sembra che quel caos calmo esploda successivamente ad un’implosione, a cominciare dalla fase più calda generata in asthenic rite (dal suono solido, anche con l’aggiunta di ospiti, ovvero della voce di Fritz Welch e la tromba di Luca Benedetto). La voce di .xlaidox., insana e aleatoria, e la batteria impetuosa di Diego Rosso, che caoticamente offre struttura al lavoro, sono altri elementi che arricchiscono il quadro tra caos e accenni di minimalismo, per cui secondo una media statistica siamo di fronte ad un inferno dormiente realizzato in musica. Come mai quindi la scelta di quei vuoti sonori combinati con quelle parti più musicalmente violente? Inoltre che valenza ha il caso all’interno del vostro suono?

Valdjau Katportha: “Tutti i nostri pezzi nascono da improvvisazioni completamente libere che vengono poi “razionalizzate” in un secondo momento, quindi non so se si possa parlare di una vera e propria scelta, almeno a livello conscio/consapevole. Crediamo piuttosto che la scelta, questa sì consapevole, di concentrarci più sulle suggestioni sonore/concettuali anziché sui riferimenti a generi o stili specifici eccetera, permetta a ciascuno di noi di costruire “in divenire” il suono di Extrema Ratio, usando tutto quello che in qualche lustro di ascolti a 360 gradi ci ha colpiti e/o influenzati al punto da venire fuori in maniera istintiva. E’ proprio quest’approccio “spontaneista” a fare sì che il flusso di pieni e vuoti (anche all’interno dei singoli pezzi) si generi ed evolva in maniera naturale, senza costrizioni di sorta, come una specie di continuo ed indefinito “solve et coagula” con un reattore nucleare sull’orlo del collasso come athanor alchemico, che hai reso benissimo nell’immagine di “inferno dormiente”… con un sonno leggerissimo.
Può forse sembrare paradossale, ma proprio il fatto di partire dall’improvvisazione, senza stabilire nessun tipo di direzione per i minuti successivi, fa sì che non ci sia una casualità in senso stretto, quanto piuttosto una sorta di “caos ordinato”, che si sviluppa dal rincorrersi reciproco di ispirazioni soggettive, filtrate dagli altri assecondando ognuno, momento dopo momento, la propria sensibilità e la propria ispirazione, in una sorta di retroazione positiva che genera risultati a volte inaspettati per il singolo, ma comunque, in qualche modo, voluti da Extrema Ratio”.

Extrema Ratio live

Extrema Ratio live. Da sinistra a destra: Valdjau Katportha, .xlaidox., Diego Rosso e Alessandro Cartolari. Foto di Cinzia Bertodatto.

Sembra che A Dangerous Method dipinga (concettualmente) gli scenari nichilisti, carnali, cinicamente e vorticosamente lisergici di Pasto Nudo di William Burroughs. Il fatto che un tale panorama e la scelta di un cut-up dello stesso Burroughs (presenti nell’inizio di Naked Convulsions) siano presenti nel vostro lavoro insieme a citazioni di Antonio Gramsci, Pier Paolo Pasolini e Mao Tse-tung filtrate in rumore, denota la necessità di mettere ordine con quel flusso attraverso la dialettica, in pieno tema marxista. Sembra che quel disordine sia astrattamente innovatore, e che vuole combattere l’altro e più diffuso caos della realtà, più visceralmente edonista e (auto)compiacente. Una guerra fra titani in movimento, sola costante che può generare una vita, bassa o alta che sia, nel bene o nel male. Ma come si colloca questa distinzione di corrispondenze tra sintassi e semantica in musica?

.xlx.: “Nel dialogico confrontarsi e contrapporsi fra sintassi e semantica, nello scambio perpetuo fra significato e significante (dove il significato si fa significante), nel plastico eternarsi della compenetrazione fra indagine e reale si struttura il processo del pensiero che EXTREMA RATIO, sotto grafia di suono, trasforma in soggetto indipendente, nella demiurgica pulsione della creatività.
“Drenando l’urgente impazienza delle tempeste di sostanza, nel margine chiuso del concreto, negli squarci dei bagliori che sgrondano e si fecondano con chiarezza convulsa dove la luce plurima prima vacilla poi brilla sui coltelli, l’istinto inviolato ribolle entropico fra ribellioni, strategia, attacco.
In un concatenarsi di rimandi infiniti le parti creative in atto si frantumano nel primordiale big-bang magmatico per ricombinarsi e generare nuova vergine materia.
“Il caos primordiale è il liquido amniotico da cui assurge la fremente ibridazione della creazione, da cui l’emancipazione dall’ortodossia liturgica − liberata dalle asfittiche cornici del visibile attraverso un urgente emancipazione a partire dalle condizioni del sensibile − sollecita le categorie di analisi in una spirale di crescente devianza dagli schematismi assegnati a favore di nuove forme palesi.
“Prendendo spunto dal nietzschiano: “bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”, non esiste soggetto senza soggettivazione come processo singolare di interpretazione del sostanziante respiro, del fulmine di consapevolezza, del vibrante emancipante, che non verrà così cancellato o distrutto o superato dialetticamente ma riscritto diversamente, significato in modo nuovo e inatteso. Il soggetto viene quindi sovvertito e ripensato come pratica di soggettivazione sempre in atto che ritorna, incessantemente, sul (rinnovato) reale possibile.
“L’ampia alternanza tonale sortisce da subito effetti stimolanti sotto il profilo emozionale, qualcosa che attiene all’espansione dei sensi/sentimenti, all’avulsione dalle limitazioni, al libero fluire dell’urgenza, cronografia tridimensionale di una traboccante estrosità.
“Seguendo la tua suggestione, così come in Marx l’astratto si riporta al concreto concludendo e determinando la vera dialettica, in EXTREMA RATIO la forma generata dalla sintesi fra suono e testo trova compimento in una totalità di relazioni estremamente focalizzate, non più caotiche ma strutturate”.

Extrema Ratio live.

Extrema Ratio live. Foto di Cinzia Bertodatto.

Il sassofono baritono si colloca favorevolmente nella tradizione musicale noise/free, penso ad artisti come Peter Brötzmann o Luca Tommaso Mai. In A Dangerous Method il suono di quella estensione del sax dà vibrazione grave al vostro sound; sonorità che va in profondità della pelle simile ad un avviso di un nemico in prossimità. Ma in realtà in che modo ricade la scelta su tale strumento?

Alessandro: “Come ti dicevamo la nostra musica è figlia delle nostre esperienze, il sax baritono è il mio strumento. Il baritono è il frastuono che genera il silenzio, uno dei simboli di una grande tradizione, ma nel mio piccolo è soprattutto il suono del mio corpo attraverso il metallo”.

Inoltre un gruppo che cela un corposo background; dall’hardcore di Right In Sight, passando per il free jazz (sviluppato più in senso proprio e in forma eterodossa) di Anatrofobia fino alla techno di VKP (che ha collaborato anche con i corregionali Origod). In più Masche è un progetto abbastanza in linea con Extrema Ratio, ma forse più melodia e suono pieno, e in Kalvingrad è possibile scorgere una direzione per quanto riguarda la struttura, la quale converge nel caos aleatorio ed è ancor più free/elettronicamente rumoristico di A Dangerous Method. Vi chiedo se considerate Extrema Ratio a valle delle vostre esperienze musicali pregresse.

Valdjau Katportha: “Indubbiamente le esperienze musicali pregresse e/o parallele di ciascuno di noi hanno un peso specifico non indifferente all’interno di Extrema Ratio. Al tempo stesso hanno dato vita a una sorta di filtro che, generato dall’idea implicita di voler suonare in modo altro rispetto ai singoli progetti, ha fatto uscire ognuno dalla propria zona di comfort musicale, creando una tensione che si riflette in quello che suoniamo”.

Per concludere, speriamo di vedere un concerto quanto prima, ovviamente quando sarà possibile. Nell’attesa, diteci quali saranno le prossime novità di Extrema Ratio e degli altri progetti.

.xlx.: “Assumiamo la tua speranza e la facciamo nostra declinandola in augurio: EXTREMA RATIO ha spirito situazionista e la sua condizione naturale si esplica e rinnova nella performance dal vivo.
“Stiamo esorcizzando questo (lungo) periodo di privazioni continuando ad assecondare la creatività che ci ispira alla codifica di nuove idee… citando Vassily Kandinsky “l’arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla e indica il contenuto del futuro“.
“Marcheremo quindi il prossimo futuro con un nuovo pezzo su compilation indetta da ADN Records e con il video di Theorem“.

Grazie e a presto.

Giovanni Panetta (Nikilzine)  23/03/2021

 

 

Free jazzcore

Torna la gloriosa ADN per un disco che tiene pienamente fede alle aspettative dell’etichetta. Gli Extrema Ratio sono in quattro: alla voce Xlaidox, hardcore ex Indigesti e molto altro che sceglie i testi prendendoli da o ispirandosi a Mao Tse-tung, Antonio Gramsci, Pier Paolo Pasolini e William Burroughs (un cut-up); al sax l’ex Anatrofobia Alessandro Cartolari; alla batteria Diego Rosso, già con gli Ex-p; all’elettronica Valdjau Katportha, alle spalle esperienze varie che vanno dall’hardcore all’elettronica spintarella. Il risultato è una musica felicemente ostica e creativa dove alla voce strozzata e sanguinolenta corrispondono ritmi variamente pestati e raffinati, inserti di elettronica come coltelli che affondano nella carne e un sax che viaggia e detta regole irregolari. Diciamo un free jazz-rock che può ricordare gli Anatrofobia ma al quale le lacerazioni della voce e le sforbiciate elettroniche aggiungono colori hardcore rock pur non essendolo in alcun modo strutturalmente. L’ottovolante parte con Naked Convulsion, intro con la voce di Burroughs che legge Pasto Nudo e poi spasmi di batteria vaga e voce e sax che si scambiano effusioni preliminari. Lust of Death è il primo piatto forte, una specie di suite che accosta un insistito percussivo, uno sfilacciamento e infine un bestiale sfibramento vocale che trova poi miglior compimento nelle seguenti dilatazioni e convulsioni di Theorem, ispirata a Canon di Mingus con testo vomitato da Teorema di Pasolini: tipo gli Oxbow su base sfatta e liricissima. Questa è una musica che non fa prigionieri: I 8 Indifference è un cazzotto sui denti come da testo (Gramsci) che alterna pause circospette e improvvise eruzioni hardcore; Asthenic Rite, con ospiti Fritz Welch alla voce e Luca Benedetto alla tromba, è una fase ambientale d’effetti levitanti; infine Revolution romba e spinge sul rock testosteronico e percussivo (la rivoluzione non è un pranzo di gala) tra sirene d’allarme, urla e botte (ma un atto di violenza). La ADN non se n’era mai andata, la ADN è qui.

(8)

Stefano I. Bianchi  (Blow Up)  Aprile 2021

 

 

“Nothing is true, everything is permitted; everything is permitted because nothing is true”. Ḥasan-i Ṣabbāḥ, leader dell’Ordine degli Assassini, setta attiva nel Vicino Oriente tra XI e XIII secolo, ripreso dalla voce sorniona e familiare di zio Billy Burroughs nel pezzo di apertura, “Naked Convulsions”, mette subito le cose in chiaro: strappi, rimbrotti, polvere, forme anarchiche a cercare vita in un deserto apocalittico, la bellezza che cresce cocciuta nella ruggine. Il sax baritono di Alessandro Cartolari (Anatrofobia, Masche) tenta una via in mezzo ai detriti (l’elettronica di Voldjau Katportha e la batteria frammentata e libera di Diego Rosso, pure lui già ascoltato con Masche); ad aggiungere quanti di rabbia hardcore la voce di .xlaidox., come se i Converge fossero improvvisamente andati in fissa con il free più ruvido ed elettrico o con l’industrial più libero e spappolato. Da qualsiasi punto osserviamo questi sei affilati prototipi di catastrofe, queste versioni audio acide, europee ed incattivite di “Tetsuo The Iron Man”, la sensazione è quella, benvenuta, di una band che se ne fotte di qualsiasi galateo e di ogni steccato, per cui frulla e devasta senza alcuna inutile posa, perplessità o timori reverenziali (di nuovo: “Nothing is true, everything is permitted; everything is permitted because nothing is true”), urgenza punk (l’attacco da Bad Brains in ultra anfetamina o da Cripple Bastards sepolti nella neve improdigitale di “Indifference”), strutture libere, corpi di brani sbranati da jene feroci, da predatori alla fine della catena acustica, cattivi, ispidi, ipnotici e devastanti per potenza, nitore, rabbia compressa ed esplosa. I bagliori zen di “Asthenic Rite”, con Luca Benedetto dei Satoyama alla tromba e la voce di Fritz Welch dei Peeesseye per uno spoken allucinato, come un Amiri Baraka pallido e post-atomico; poi piani sequenza inclinati, cieli a sputare fuliggine, abissi, vertigini, precipitare lentamente, seguendo traiettorie inesorabili e precise, dentro pozzi elettroacustici, per poi risalire fino all’iperuranio. Tutti i pezzi nascono da libere improvvisazione su una tonalità o su un riff, su cui fioriscono le declamazioni di .xlx., abile nel dare alla propria voce mille vesti con un sapiente, creativo uso degli effetti, tra satori e furore. Immaginatevi dei Cop Shoot Cop in combutta con un gruppo Esp degli albori (Revolution), qualche blackmetallaro meno disperato e didascalico del solito in fissa con Ayler, i caleidoscopi marciti in soffitte malsane dei This Heat presi in prestito da un gruppo di monelli screamo. L’uso delle voci registrate regala all’insieme un ottimo effetto da audioblob travolgente, urgente, attuale (testi di Pasolini, oppure ispirati a Gramsci, la direzione è chiara). “Theorem” riprende il tema di “Canon” di Mingus per poi marcire altrove, tra interferenze, discariche, scariche elettriche, sincopi, nevrosi giapponesi. Un suono cattivo, primitivo, ispido, come un vulcano in perenne evoluzione, un cut-up di mille istanze in precario equilibrio tra ancestrale e digitale. Abbiamo ancora e sempre bisogno di musiche non allineate, di un modo altro di dire le cose, senza artifici, senza retorica. Il quartetto Extrema Ratio esplora, nomen omen, la maniera ultima, il piano estremo e sono lame splendenti e pulsanti ferite a colare sangue denso e prezioso, in quest’epoca cinica, anemica, disastrata. Un metodo pericoloso: uno tra i più consigliati per tenere vivo il fuoco di quello che una volta chiamavamo underground e che, cocciuto, nonostante tutto, continua imperterrito a mandare luminosi segnali di esistenza e (perdonate la retorica) resistenza. Pubblica la storica ADN, e dovremo tornare presto da queste parti con un’intervista.

Nazim Comunale  (The New Noise)  4/03/2021

 

 

Carne al fuoco per il quartetto torinese Extrema Ratio, in primis la formazione: .xlaidox. (voce, Right In Sight), Alessandro Cartolari (sax, Anatrofobia), Valdjau Katportha (electronics, Lombas-X), Diego Rosso (batteria, Ex-P). I quattro sbriciolano free, noise, No wave al modo di Contortions, Borbetomagus, Flying Luttembachers. Con un occhio a testi di Gramsci, Pasolini, Mao, Burroughs. Brutale.

75/100

Andrea Prevignano  (Rumore)  Aprile 2021

 

 

Il Metodo pericoloso degli Extrema Ratio

Album d’esordio per il gruppo underground piemontese

La pandemia non ferma la creatività underground piemontese, che in questi giorni esprime una nuova realtà di indole radicale e rumorosa. Il quartetto Extrema Ratio è al debutto assoluto con l’album “A Dangerous Method“, risultato di un percorso intrapreso nel 2018 a base di sassofono, batteria, soluzioni elettroniche e voce. Quest’ultima ce la mette un personaggio cult della scena hardcore non solo regionale, xlaidox, identità celata da un nome d’arte di sapore cibernetico, attiva da più di 25 anni e che in passato ha dato vita a band telluriche come i Right In Sight. E’ lui a farsi portavoce della nuova formazione: “Io sto a Quagliuzzo, una dozzina di chilometri da Ivrea, e da tempo cercavo un modo per esprimermi al di fuori del formato strettamente hardcore. A un concerto di Novarajazz incontrai il sassofonista Alessandro Cartolari, che fa parte del gruppo Anatrofobia di Perosa Canavese. Anche lui era alla ricerca di nuovi stimoli, così cominciammo a provare a ruota libera. Dopo un po’ di esperimenti sentivamo il bisogno di allargare lo spettro delle soluzioni, di riempire quello che stavamo facendo con voce, effetti tipo radio in onde medie fuori sintonia e sax, così abbiamo coinvolto Valdjau Katportha per l’elettronica e Diego Rosso per batteria e percussioni.” Erano nati gli Extrema Ratio, che di quel periodo di prove a ruota libera hanno mantenuto il DNA: “L’improvvisazione di scuola free jazz rimane una componente cruciale del nostro lavoro, poi però dalle sessioni selvagge traiamo materiale più strutturato, stabilizzato, organizzato per suonare il più possibile cattivo, brutale. Allo studio Mediaducks di Perosa siamo arrivati con le idee così chiare che tutte le tracce sono state incise all’insegna del “buona la prima”, un po’ di lavoro extra è stato fatto in sede di postproduzione giusto sulle parti vocali.” La copertina ed il libretto interno del cd sono parte integrante dell’opera, con una grafica molto curata e apertamente indirizzata verso un immaginario da Prima Internazionale. “Il grafico sono io, l’estetica marxista leninista mi ha sempre affascinato e in questo caso l’omaggio è esplicito. Per questo lavoro ho affiancato quella suggestione all’arte di Günter Brus, un pittore esponente di punta dell’azionismo viennese.” Peccato che i lockdown abbiano fin qui impedito quasi del tutto al quartetto di esprimersi nell’amata dimensione live: “Purtroppo finora siamo riusciti a tenere soltanto un paio di concerti, grazie alla piccola tregua che il silenzio assoluto ha conosciuto nei mesi estivi. Speriamo di poter portare quanto prima il nostro disco in giro per i palchi, e non solo in Italia. Per la prospettiva internazionale ci aiutano il blasone dell’etichetta che pubblica l’album, la ADN di Milano che propone suoni controcorrente dal 1983, e un’agenzia di Berlino che organizza tournée in tutta Europa. Il lockdown in provincia è stato ancora più duro che nelle metropoli, a Ivrea abbiamo un solo vero polo aggregativo sotto il profilo dell’arte non convenzionale, lo ZAC! Zone Attive di Cittadinanza, e vederlo chiuso o operativo ai minimi termini per più di un anno è stata una mazzata sotto il profilo culturale ed emotivo.” “A Dangerous Method” si compone di sei brani e coinvolge gli ospiti Luca Benedetto, trombettista dei Satoyama, e Fritz Welch, voce dei newyorkesi Peeesseye.

Paolo Ferrari  (La Stampa)  2/04/2021

 

 

A Dangerous Method non è free jazz distonico, è smembramento della forma allo stato puro, è furia animalesca che travolge come una macchina da guerra. Gli autori di questo attacco al sistema costituito sono un’accolita di menti aguzze dalle intuizioni straordinarie, capaci di conferire al suono del sax una voce eretica inaudita, micidiale come un artiglio che lacera l’anima. La demolizione degli schemi è prerogativa vitale per gli artefici di un’opera mostruosa come questa, il noto adagio “nothing is true, everything is permitted” si fa abbrivio per una musica estrema che ama i ritmi scomposti, le voci gutturali che declamano urlando, i synth granulari che spalancano voragini nelle zone buie del pensiero. Viscerali.

Rockerilla  Maggio 2021

 

 

In realtà piatte e chiuse e pavide, che non sentono più l’esigenza di spingersi oltre, ogni individuo che acquisisce forma è, in quanto tale, atto rivoluzionario. Il nome Extrema Ratio, in tal senso, è dunque perfetto e che a latere del titolo “A Dangerous Method” campeggi la scritta “in six AKTIONEN” assume un significato importante, se non necessario.

Extrema Ratio è una calamita che attira a sé veterani di quel pensiero non allineato che in Italia ha dato i natali a tanti progetti che hanno lasciato una cicatrice indelebile nella mente di chi non riusciva a trovare pace ad immergersi solo a metà (o anche meno) in quella che, sempre più a sproposito, viene chiamata “musica alternativa”, smettendo i panni di un significato artistico o il proprio opposto, in funzione del nulla assoluto. A venire attirati al nucleo ci sono .xlaidox., voce e parte del tutto di un mondo hardcore che è stato segno di rivolta qui come pochi altri posti al mondo, dietro al microfono di Right In Sight e in line-up dei miei concittadini Indigesti nell’ultimo “In Disparte”, Alessandro Cartolari, avanguardia jazz ex-Anatrofobia, Valdjau Katportha, che nella scena HC ha sempre sguazzato e che ha prestato le sue idee elettrogene a chiunque ne avesse bisogno e Diego Rosso, dietro le pelli degli allucinanti Ex-p. Le singole parti diventano collettività, e, in extrema ratio, danno vita ad un unicum, nel 2021.

Le parole, in questi anni d’oscurantismo volontario, sgorgano a fiume ma hanno un unico, grande problema: sono vacue. Non vengono scelte, vagano libere ma senza un significato e attraversi significanti deleteri. .xlaidox., invece, usa le sue ponendo a monte un ragionamento, le orchestra ad arte e con naturalezza, non solo, prende anche quelle altrui e le fa sue, e le fonti che ispirano le sei azioni del disco hanno padri che della profondità hanno fatto il proprio metodo (pericoloso, non a caso): Pasolini, Gramsci, Mao-Tse Tung e Burroughs. Le dilania, le stende, le grida e le consuma. Le rende reali. Nella mareggiata jazzcore si infrangono follie, il suono è granuloso, si blocca in cesure pesanti e riparte in ambito apocalittico. Il sassofono spicca e spacca, poggia su intelaiature violente, come nastri che si inceppano e, incendiandosi, trovano sbocchi sempre più duri e virulenti, tra synth che insinuano lanciandosi in ritmiche harsh-techno e batterie asfissianti, di nuovo urla e sospiri, rigurgiti e disperazione, prese di posizione, antagonismo nel vero senso del termine, straziando l’ascoltatore, spazzando via l’indifferenza, portano a fondo in incubi fatti di carne e metallo.

A Dangerous Method” è il risultato di una necessità, una scossa che deve, giocoforza, essere movimento, in un’astrazione che codifica il delirio in musica (letteralmente) concreta, dura come il cemento, pesante come il pensiero.

Fabio Marco Ferragatta  (Impatto Sonoro)  7/04/2021

 

 

Sono il suono dell’incerto, della frantumazione, della contrapposizione frontale organizzata e non rattrappita in posa stilistica buona per social.
Sono lo sputo in faccia di fronte allo specchio ed ai compromessi.
Son materia che scalcia e indica vie antagoniste senza tanto menarsela.
Sono il nulla dalle periferie dimenticate, utilizzate alla bisogna per riempire pagine di quotidiani ma di cui nel fondo non frega un cazzo a nessuno.
Il lettino bello e l’arredo giusto, questo si che dovresti cercare prima di schiattare ti dicon tutti.
La carota a penzolare di fronte al cavallo sempre tenuta più lontano, giorno dopo giorno, affanno dopo affanno.
E vivi nella paura che il tuo piccolo sogno da altri sognato, ti sia sottratto.
Son questa merda di presente, appeso come pesce a seccare che non secca ma si tramuta in nuova vita brulicante che manda a fare in culo chi lo voleva mangiare.
Sono dubbio e superamento del dubbio che si tramuta in azione.
Sono occupazione della tua comfort zone, non ascolto facile e svolazzante che poi scompare.
Il Padre Eterno che pesta Giuda con i suoi spiccioli raccattati ancora in mano.
Sono l’urlo dell’hardcore, del free e d’elettronica.
Sono tante storie da scoprire per chi non conosce e da riscoprire per chi conosce.
Sono le parole e le ispirazioni di Burroughs / Pasolini / Gramsci / Mao Tse-Tung.
Son le mie parole che non contano un cazzo e vi chiedon soltanto: ascoltate.

Voto: 8,5

Marco Carcasi  (Kathodik WebZine)  27/04/2021

 

 

In 1989, John Zorn, in the liner notes of Spy Vs Spy (Elektra), a cover album of Ornette Coleman compositions, thanked (among many) the bands Napalm Death, Blind Idiot God, and The Accused, before finishing with “Fucking hardcore rules. Smash racism.” Zorn’s music comes slamming back to mind with A Dangerous Method from Extrema Ratio, because the timing is right for improvised music to return to hardcore. “Naked Convulsions” opens the disc with a sample of the writer William Burroughs explaining, “Nothing is true, everything is permitted; everything is permitted because nothing is true.” These prophetic words may never have been more accurate given the first casualty in the presidency of Donald Trump was truth.
The quartet of vocalist XlaidoX, baritone saxophonist Alessandro Cartolari, drummer Diego Rosso, and Valdjau Kathportha on electronics reanimate Zorn’s bands Naked City and Painkiller with the primal screams of vocalists Yamatsuka Eye and Mike Patton of The Dillinger Escape Plan. That opening track blasts screeching baritone against off-kilter beats and megaphone declarations to wake up. Throughout, the thickness of electronic pulse, baritone saxophone and bass drum kits, acts as heavy artillery. When the quartet switches back and forth between the thrashing speed violence and the quietude of strained whispers on “I 8 Indifference,” they work a juxtaposition to great effect. “Asthenic Rite” works an oxymoronic loud ambient post-apocalyptic path with the assistance of Luca Benedetto‘s trumpet and Fritz Welch‘s spoken words. By the time we get to the hardcore pulse of “Revolution” with words from Mao Tse-tung calling for a class war, it’s clear we’re not in Kansas anymore.
Mark Corroto  (All About Jazz)  19/05/2021

 

 

Extrema Ratio lives up to their name. The name relates to the maximum or minimum value of a function in maths. The music here is both maximum and minimum. Sometimes at the same time. Normally there is a rule for a member of a band to stand out and the rest plays around them, but here no one appears to be in charge. Everyone is pulling at once. Sometimes in different directions. .xlaidox.’s vocals. Alessandro Cartolari sax, Valdjau Katportha’s electronics and Diego Rosso’s drums combine to create something pleasurable but also massively unpleasant. And we’re grateful for them. A William S. Burroughs sample “Apocalypse. Consider an apocalyptic state. Nothing is true. Everything is permitted. Everything is permitted because nothing is true” kicks off their debut album ‘A Dangerous Method’. Whilst you are making sense of it, huge horns, dense electronics, sparse percussion and biting vocals kick in. It’s disorienting but compelling. ‘Naked Convultions’ is a great introduction to the album. Everything to follow is hidden in plain sight. ‘Lust of Death’ is more of the same, but everything has been ramped up. The horns sound like a wounded beast. The electronics wouldn’t feel out of place on a HyperDub album. In short. It’s wonderful. Throughout ‘A Dangerous Method’ the music is a mixture of shronk, punk/DIY, bass music and spoken word diatribes. It has wonderful throb to it. The saxophone is devastating. During ‘Lust of Death’ there are sections when Cartolari is just blowing for all he’s worth. Katportha’s electronics are pure filth, Rosso’s drums are being slammed and .xlaidox.’s vocals are distorted beyond comprehension. It’s brilliant. None of it really belongs together but it works incredibly well. It sounds like four random strangers met and just started playing. It feels pure and without an objective. Other than playing. However, there are moments of tender beauty. ‘Theorem’ is filled with sensuous sax that billows from the speaks. It is warm, friendly and, most importantly, counterbalances the electronic static blips and guttural, and primal, screams.
A Dangerous Method’ is a fascinating album that yields more with each listen. At times it feels like the howls of something in pain, and it probably is in all fairness, but at other times it is comforting with pangs of pathos. This isn’t an album to get lost in but to try and escape from, because once it starts you are trapped in its labyrinthine maze with some hulking mythic creature on your trail.
Nick Roseblade  (Vital Weekly 1278)

 

 

And now… to the extremes! Released via Italian label ADN Records only recently is “A Dangerous Method“, the first mini-album / EP outing created by the experimental four piece that is Extrema Ratio. Visually Industrial leaning and lyrically pairing own works with adaptions of texts by controversial figures like Mao Tse-Tung or William S. Burroughs and coming at us with a wordy, well theoretical, yet rhetorically impactful layout of the groups concept presented on the album cover it becomes pretty clear pretty fast that Extrema Ratio are not here to play. With their members coming from different backgrounds in Hardcore, Punk, FreeJazz, Rock and Improv, all genres not lacking of extremes either, and driven by an ultimate will to explore musical boundaries and sub-niches Extrema Ratio cater a highly unique fusion of hyperintense screaming and brutally growling vocals, the muscular drum power and vibe of classic Hardcore whilst all guitar and bass riffing usually associated with the genre have been replaced by oftentimes shrieking, repetetive sax torture and underlying electronic effects to create a well demanding, yet highly recommended tour de force that’s to be fully appreciated by those who have been seeking out sonic extremes for a reason – and probably for years and years at this point, with the only exception to this vibe overall being the haunting, slightly schizophrenic cut that is “Asthenic Rite” which serves another layer of innate paranoia. Most excellent stuff, this.

baze.djunkiii  (Nitestylez.de)  9/04/2021

 

 

A Dangerous Method: Extrema Ratio mit Jazzcore-Debüt

Das Turiner Quartett Extrema Ratio bringt sein Debütalbum heraus: “A Dangerous Method” kombiniert zahlreiche Stilelemente, unter denen die Freeform-Saxophonparts sicher die offenkundigste Rolle spielen, zu einem viele Genregrenzen überschreitenden Gebräu, in dem die Hardcore-Wurzeln der Mitglieder ebenso durchscheinen wie literarische und weltanschauliche Interessen. Das Kredo der Assassinen in W.S. Burroughs berühmtem Vortrag, Jazzcore mit der Betonung auf Core, grenzwertige Stimmeinätze zwischen Gurgeln an der Grenze zur Erstickungsgefahr, Grindcoregrowls und Distortion a la Skinny Puppy, Disziplin und Freakout, smoothe Soli und herausfordernde Sounds dank ungewöhnlicher Objekte und Effekte, Texte von Pasolini, Gramsci und Mao, an dessen Ära zudem das Artwork erinnert – all dies und mehr lässt ein Mosaik aus Ungewöhnlichem und Vertrautem entstehen, dessen Feinsinnigkeit vielleicht nicht beim ersten Hörerlebnis in der vordergründig derben Musik abzeichnet. “A Dangerous Method” erscheint als CD bei Alma De Nieto.

Uwe Schneider (African Paper)   5/03/2021

 

 

Grob lässt sich das musikalisch zwischen Zu und Naked City verorten. Etwas freier als erstere, grobschlächtiger als zweitere, aber so ungefähr eben. In ein Digipak mit Proletkult-Anmutung stekt das Debüt des Mutmaßlich aus Italien kommenden Quartetts, das mit Saxophon, Schlagzeug, Elektronik und viel Hardcore-Geschrei neben eigener Lyrik auch Texte von Mao, Burroughs, Gramsci und Pasolini vertont. Freilich anstrengend, aber das kann ja auch sehr schön sein, nimmt mal noch einmal die eingangs erwähnten Referenzen in den blick.

Stone (Trust)  06/2021

 

 

EXTREMA RATIO ist ein Spin-Off von Masche, mit dem Saxofonisten Alessandro Cartolari (Anatrofobia, Margine) und Diego Rosso an Drums, Valdjau Katportha an Electronics und .Xlaidox. (ex-Right In Sight) als Hardcore-Frontschwein. So schwenken sie mit A Dangerous Method (DNN 023 C) die rote Fahne und den Hammer mit einem Leftfield-Furor wie aus den 80ern, einer Verve wie Brooklyner Rat Packs vom Kaliber von Child Abuse oder The Flying Luttenbachers: Mit ‘Naked Convulsions’ (als Cut-Up nach W.S. Burroughs), ‘Theorem‘ (als Screamology nach Pasolini), ‘I 8 Indifference‘ (als Verfluchung der Gleichgültigkeit nach Gramsci) und eigenem Txt von .Xlaidox. bei ‘Lust of Death‘ (in Operationssaals-Panik) und ‘Asthenic Rite‘ (als eine Art Chöd-Ritus, zweistimmig mit noch Fritz Welch, ex-Peeesseye). Endend mit ‘Revolution‘ (nach Mao, dem fetten Oger): A revolution is not a dinner party, / or writing an essay… Mit genau solchen Phrasen hat sich Ulrike Meinhof ein schlechtes Gewissen machen lassen und den Kopf verloren. Ultima Ratio: aus Pasolinis Schrei muss Tat werden, Gramscis Willensschwäche, Feigheit, Parasitentum können sich der Verachtung nur in Gewalt entziehen. Der bloß schöne
Schein muss konvulsiv, gefährlich und methodisch werden, als subversive enlightenment whose militant charge will explode in splinters and wounds, contradictions and metamorphoses, yearning and harmony, in the density of a non-virtual revolt. Aber bei allem Rot, aller vollmundigen Manifestation, allem Everything is permitted, scheinen nicht die Roten Brigaden Modell zu stehen, sondern der Wiener Aktionismus fuchtelt da mit Messern, Sägen, Axt und Rasierklingen. Musikalisch freilich ist das Quartett faszinierender als die plakative Selbstermächtigung vermuten lässt. Cartolari röhrt wie Sau, .Xlaidox. deklamiert wie der Rapper von Sleaford Mods, nur e.x.altierter, oder schreisingt und gurgelt, ächzt und krächzt wie ein Black-Metal-Satanist, der sich, zu grobkörnig knurschendem Noise und hagelnder, eisenbeißerischer Percussion, wie am Spieß kross rösten lässt. Extrem harter Stoff, abgedreht jenseits von No Wave. Bei ‘Asthenic Rite‘ rituell mit Glockenschlägen, Trompete, Gong- und Flötenklang, mit Höhlen-Aura wie in Fackellicht: Suffocated by a dawn of ash / in the adverse substance of the form / I watch over the panic body of the infinite… Zuletzt nochmal mit Auf die Barrikaden!-Verve, Notarzt-Sirenen, mit Zu verwandtem Sax-Ostinato, von Ketten erschüttert und tatsächlich doch mit Widerstand-Kampf-Kampf-Durchhalteparolen der RAF. Das Messer hat einen
Korkenzieher, und der scheint mir hier angebracht.

Rigobert Dittmann (Bad Alchemy 110)

 

 

Le quatuor Extrema Ratio sort la faux pour couper la tête aux conventions, élague les forêts du formalisme pour enterrer la pensée unique. A Dangerous Method est une leçon de maitrise absolue dans le déminage des genres, exaltant la face underground de la musique dans toute son excellence. Pratiquant un jazzcore pris dans le tapis de l’expérimental, les italiens nous invitent à mettre de coté le prévisible pour nous enchainer dans un magma de liberté bouillonnante, où les vociférations savent se déshabiller pour se mettre à nu. Le saxophone crisse sur des bribes de rythmes, alors que l’électronique tapisse l’ensemble, le tout traversé de frénésie vocale échappée d’un asile psychiatrique. Extrema Ratio développe une musique hérétique, soulevant le couvercle de l’audible pour nous faire basculer dans une dimension tissée de radicalité et de jusqu’au boutisme, tout en faisant preuve de retenue et d’explosivité, de beauté déviante et de poésie labyrinthique. Puissant.

Roland Torres  (SilenceAndSound)  9/03/2021

 

 

Heads Will Roll

Extrema Ratio are a four-piece coming out of Turin, Italy, here with their debut album A Dangerous Method (ALMA DE NIETO DNN023C). At first gazoon this one seemed very far from subtle – a pretty grotesque noise assault made with sax, drums, electronics and an unhinged screaming voice, and one senses the band might be trying to convey some political ideas, as evidenced by the graphical images and slogans on the artwork here, which are heavily influenced by Communist propaganda stylings. There’s also a song called ‘Revolution’ based on a text by Mao Tse-Tung. However, I think Extrema Ratio are also concerned with advancing an agenda of personal liberation, as shown not just by the rather formless and heaving music which lurches around like a crazed dinosaur, but also in the use of texts by Pasolini and samples from William Burroughs which open the album (something of a gaffe, if truth be told).

In embracing the precepts of free improvisation, the band bring in Fritz Welch (formerly of PSI) to add vocals on one track, plus the trumpeter Luca Benedetto who has landed in with this mob from a jazz context. But the aim is to mix up free improv with punk aesthetics by way of political bands like Crass, and abrasive noise with many industrial elements, with the unhinged electronic sounds of Valdjau Katportha coming to the fore. Vocalist .xlaidox. might be the focal point for most of these energies and influences; he looks fearsome in his photograph here, yawping at top of his lungs through a megaphone (!) and equipped with bulging muscular arms that would raise eyebrows at a Mr Universe tournament; .xlaidox. has evidently been active within the counter-culture for over 25 years now, producing graphic designs and fanzines (hopefully full of dissident and agitational content) besides making records and producing other bands in the hardcore punk area. Plus there’s the disjointed sax blasts of Alessandro Cartolari, who rasps like a bad-tempered shark with bent fins, and the maniacal drumming of Diego Rosso

While the foursome are capable of rocking out like the best of any post-Black Flag band to have appeared in the pages of Maximum Rock N Roll, Extrema Ratio are also capable of some insanely powerful dynamics, stopping and starting their mighty warhorse with the skill of a cavalry veteran, indicating they are not simply an artless three-chord punk band and have a lot more content they wish to convey, through their ugly and broken music, and their confrontational lyrics. They also have a manifesto which has to be read to be believed – it’s not simply the high-flown and grandiose claims they make with their slogans, but the abstruse language in which they say it, packed with fanciful adjectives and multi-syllabic nouns, constantly stressing how “unorthodox” they are and completely different to everything else. Perhaps they see themselves as inheritors to The Futurists. At all events, this record with its over-the-top cover art of axe slicing head in twixt is starting to grow on me, and when you get past the sickening crunch of its more violent moments, you will discover some truly twisted and highly inventive out-there art music emerging, breeding like strange worms underground. From 24th March 2021.

Ed Pinsent (The Sound Projector) 6/12/2021

 

 

Extrema Ratio est un quartet turinois formé en 2018, une formation presque classique: un chanteur, un batteur, un claviériste et un saxophoniste baryton…Ahhh un sax baryton, plaisir!!! Des groupes dans lesquels la guitare est remplacée par un saxophone, il y en a et des excellents: Zu, Brain Tentacles, ClownCore. Du coup, entre le nom du groupe, le nom de l’album, la promesse de voir le guitariste troqué pour un soufflant, c’est le coeur battant la chamade que je me suis attaqué à ces 6 titres de 35 minutes. Malheureusement, la toquante a vite ralenti son rythme, probablement parce que le cerveau ne suivait pas. Parce que Extrema Ratio, c’est extrêmement mais alors extrêmement avant-gardiste, particulièrement free-jazz et par essence inaccessible. Si vous savez vous délecter d’un album de Naked City ou que vous vous réveillez tous les matins en écoutant un petit morceau de Merzbow pour vous mettre bien, vous serez aux anges. Pour les autres, pas la peine d’aller plus loin, plus qu’un ovni, cet album est un univers étranger hostile dans lequel personne ne prendra la peine d’aller pour vous entendra crier. Extrema Ratio, plus que déstructuré, c’est astructuré. Moi qui suit à l’accoutumée un fan inconditionnel des musiques complexes, de celles qui font la nique au 4/4 pantouflard, qui se jouent des règles harmoniques, j’avoue ici que le cassage des codes m’a cassé la tête et a été poussé à un niveau qui dépasse ma sensibilité personnelle. Rythmiquement, c’est aussi minimaliste que sans un pet de groove, il n’y a pas le moindre support métronomique auquel se raccrocher. D’ailleurs, le batteur est plutôt un percussionniste touche-à-tout (gong, cloches, tambourin) qu’un malmeneur de fûts. Mélodiquement, cet album est un fabuleux gonzo de notes qui aurait sa place dans le catalogue Brazzers, un véritable gang-bang des traités d’harmonie sans lubrifiant. En outre, comme les morceaux sont plutôt conséquents – trois d’entre eux font entre 6 et 9 minutes – c’est du gang-bang option famille nombreuse. Côté chant, ça oscille entre les éraillements sans entrain, le spoken word sans émotion, les cris sans souffle, les souffles sans voix et les voix sans voix. De ce côté là aussi donc, difficile aussi de se raccrocher à quelque chose. Pour finir, le son n’est vraiment pas folichon, fait très captation live et comme l’écoute est difficile, on n’a pas forcément envie d’écouter très fort. Je vais essayer de ne pas jouer la carte du chroniqueur “prophète du bon goût”, du gardien “de l’art, le vrai” mais j’avoue qu’avec Dangerous Method, c’est difficile de ne pas revêtir cet imposant couvre-chef. Il y a évidemment des nuances, de la folie musicale dans sa plus pure définition et d’aucuns apprécieront, y verront des artistes libérés, délivrant le fruit acoustique de leur inconscient musical dans une volonté évidente de porter la musique dans d’autres sphères sensibles grâce à une intention sans faille et parfaitement concrétisée de bousculer les règles . Au delà de ce marketing arty et bien rodé, s’affranchir des codes est à mon sens seulement intéressant quand cela est fait parcimonieusement pour créer de l’imprévu, de la surprise, un décalage fortuit dans un ensemble a priori bien huilé…Mais quand tout est décalage, plus rien n’est décalé. Avec ce premier album, Extrema Ratio sonne comme un tribute album fidèle de Naked City et de même qu’avec John Zorn, il est difficile de saisir l’oeuvre d’un artiste quand ce dernier s’enferme trop dans son délire musical sans nous en offrir de véritables portes d’entrée.

On aime bien: le nom du groupe…et celui de l’album

On n’aime pas: beaucoup trop barré et trop déstructuré pour être simplement écoutable.

4,5/10

8oris  (CoreAnd Co webzine) 17/04/2021

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